“Mandorle amare”. Non solo cassatedde e genovesi

Questa è una storia d’amore, la storia d’amore tra una donna e la cucina siciliana. Ed è una storia di riscatto, perché Maria Grammatico, la protagonista oggi artigiana ed imprenditrice, la sua fetta di felicità se l’è conquistata con fatica, briciola per briciola.

Siete mai stati ad Erice, il borgo medievale che dall’alto fa da guardia a Trapani e alle coste siciliane? Tucidide racconta che Erice fu fondata dagli esuli troiani che, in fuga, trovarono qui rifugio e fondarono il leggendario popolo degli Elimi.

Ad Erice, anche quando non è estate e pochi sono i visitatori, la gente del posto passa dalla pasticceria di Maria Grammatico per una Genovese tiepida, fragrante pasta frolla e crema pasticcera con un velo di zucchero. Nient’altro, eppure qualcosa di indimenticabile.

Poco distante dai laboratori di Maria, c’era una volta lo storico San Carlo, un convento che dal 1617 ha ospitato donne nubili di tutte le età. Nel nucleo centrale, in passato sede di mostre, negli anni oggetto di restauro, c’era il grande tavolo di marmo, dove le monache preparavano la frutta martorana e  la ruota di ferro attraverso cui la vendevano al mondo esterno.

 

Al San Carlo Maria è entrata nel 1952, quando l’istituto era già amministrato dall’ECA, Ente Comunale d’Assistenza. Erano tempi duri in Sicilia e Maria, poco più di una bambina, al San Carlo ci entrò dopo la morte del padre per necessità. Negli dieci anni passati al convento Maria fece i conti con le privazioni che i tempi e le regole ferree del luogo imponevano, ma allo stesso tempo imparò e fece suo, rubandolo con gli occhi, un patrimonio culturale ormai perso.

La sua storia e i segreti delle cucine delle monache del San Carlo sono narrati in un libro che si intitola “Mandorle amare”, edito da Dario Flaccovio Editore, il risultato dei racconti e delle confidenze di Maria a Mary Taylor Simeti, scrittrice americana che da tempo vive in Sicilia.

Entrare in pasticceria e godere dei dolci di Maria Grammatico dopo averlo letto avrà un gusto diverso. E quando dentro la madia dal sapore antico noterete le pere, le piccole pesche, le albicocche, il melograno, insomma la frutta martorana, immaginerete il lungo processo attraverso cui la mandorla siciliana, sbucciata e macinata, si univa allo zucchero sciolto nell’acqua. Quando “faceva la fila, la fila densa”. Poi si stendeva sul tavolo di marmo e, ancora tiepida, si lavorava col mattarello grosso. Così diventava pasta di mandorla. Si metteva poi nelle formelle di gesso e si faceva asciugare nelle casse di legno sotto il fuoco lento, lentissimo. Solo dopo due giorni si poteva dare la prima mano di colore alla frutta e di nuovo ad asciugare…

 

Nella parte finale di “Mandorle amare” della Taylor Simeti ci sono tutte le ricette dei dolci in bella mostra in via Vittorio Emanuele, un tripudio dell’arte pasticcera siciliana: sospiri e désirs, cuscinetti e bocconcini con la conserva di cedro, mostaccioli e reginette, quelle con i semi di sesamo o giuggiulena, come diciamo qui in Sicilia e poi i rosoli, alle erbe, alle more o agli agrumi che la gente dei paesi vicini commissionavano un tempo alle monache per matrimoni e grandi eventi. Infine le sontuose cassatedde di ricotta e le cassate, una volta solo per occasioni speciali perché lardo per friggere e zucchero erano beni preziosi e la cassata un dolce concesso solo a Pasqua perché fonte di “distrazione dalle preghiere e dalle penitenze”.

Uno spaccato di storia e cultura siciliana insomma che  è ancora possibile ammirare e gustare ad Erice. Ma anche la storia di una donna che si è fatta da sé e la sua prima attività l’ha messa in piedi con tre chili di mandorle siciliane profumate e una macchinetta a manovella per macinarli.

Con amore, perché “è una cosa che crei con le tue mani, non è come una cosa di robot…forse mi distende per questo, perché creo qualcosa”. Il segreto sta tutto lì, e per quanto scontato possa sembrare, è la passione che fa muovere il mondo.

Oggi Maria Grammatico è conosciuta oltreoceano e le sue creazioni lasciano Erice alla volta degli Stati Uniti. Ma se fate un viaggio in Sicilia, l’atmosfera della pasticceria in via Vittorio Emanuele è la stessa di tanti anni fa coi ritagli di giornale alle pareti che raccontano il successo di Maria e i tavolini semplici nel giardino sul retro, sotto alberi di gelso e di fico.

E se siete fortunati come lo sono stata io, Maria la troverete nel laboratorio della pasticceria, intenta a stendere pasta di mandorle o ad elaborare ricami leggeri di zucchero per le sue creazioni, come una volta.

16 commenti Aggiungi il tuo

  1. MondoArchitettura ha detto:

    I dolci “di una volta” hanno un gusto inconfondibile nonostante il design meno accattivante di quelli che siamo abituati a vedere oggi nelle pasticcerie.. Le tue foto, oltre ad avermi fatto venire l’acquolina in bocca, mi hanno portato alla mente i dolci che faceva il mio caro nonno, all’apparenza semplici e quasi banali ma che in bocca sprigionavano moltissime sfumature di sapori 🙂

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    1. dettabroad ha detto:

      Sono saperi ahimè spesso persi. Le procedure raccontate nel libro sono in effetti assai lente e laboriose ma che meraviglia!

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  2. Falupe ha detto:

    Ricordo benissimo questo laboratorio, il locale e le sue bontà. L’ho visitato qualche anno fa in occasione del mio tour siculo. Non conoscevo la storia che si cela dietro queste prelibatezze. Ora le apprezzo ancora di più

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    1. dettabroad ha detto:

      Ne sono felice. Per me è stato lo stesso. La storia la conoscevo a grandi linee poi con il libro è stato tutto più chiaro. Ci sono poi usanze, aneddoti che ti svelano una Sicilia che non esiste più. Te lo consiglio 😊😉🙃

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  3. rchiarappa ha detto:

    Non amo i dolci ma davanti a quella vetrina ho sbavato e nel locale dall’atmosfera antica e familiare ho mangiato uno dei più buoni cannoli della mia vita. Infreddolita e bagnata dall’umidità che Erice riserva a chi la visita nel pomeriggio ho gustato il mio dolce a un tavolino con la signora Maria che mi invitava a godermi la pace del momento: “qui a Erice nessuno ha fretta!” – mi disse. Un ricordo meraviglioso che con la tua storia mi hai riportato alla mente.

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    1. dettabroad ha detto:

      Un ricordo prezioso e fortunato. Grazie per averlo condiviso ❤

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      1. rchiarappa ha detto:

        La storia della signora Maria Gramatico è straordinaria e lei è una persona speciale!

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  4. Lucy ha detto:

    A parte che una donna che si chiama Maria Grammatico possiede un nome talmente evocativo (mi ricorda qualcosa di verghiano o pirandelliano, non so…) che sarei curiosa di ascoltare la sua storia qualunque essa sia. C’è bellezza e poesia in questo post, non solo bontà. Complimenti a te e a lei… se mai passerò in Sicilia farò di tutto per passare da qui.

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    1. dettabroad ha detto:

      Grazie per le tue preziose parole …ti aspetto in Sicilia ❤

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  5. I dolci di Maria Grammatico sono una garanzia! Sono stata nella sua pasticceria quando ero in Sicilia in viaggio di nozze ho un ricordo bellissimo di quel momento! Ho riportato a casa un vagone di dolcetti alla pasta id mandorle che ho distribuito ad amici e parenti…sono rimasti tutti entusiasti!

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    1. dettabroad ha detto:

      Hai provato quelli al cedro? E le marmellate? La verità è che non ti fermeresti mai!

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