Andrea Sposari. Lo street artist siciliano che racconta i borghi

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U paorgiu, la trottola - Novara di Sicilia
U paorgiu – Novara di Sicilia

Andrea Sposari lo incontro a Borgo Cannistrà in una sera di fine estate.

Ne sono felice, di lui si parla tanto negli ultimi tempi, amo i suoi lavori e ho appena ammirato quelli che ha realizzato in questa piccola frazione a pochi chilometri da Barcellona Pozzo di Gotto.

Riflettiamo insieme sul fatto che in passato la street art non c’era e chi, come lui, amava stencil e bombolette spray, era considerato nient’altro che un <imbratta muri>.

Oggi i suoi murales cambiano il paesaggio di borghi e piccoli centri siciliani come Sant’Agata del Bianco, Furnari, San Michele di Ganzaria, Acquedolci, Tripi, Novara di Sicilia. Sono tante le amministrazioni comunali in Italia a chiedere il suo intervento per tradurre in arte l’identità dei luoghi. Festival e progetti a cui partecipa si trasformano in volano di promozione del territorio.

Andrea Sposari, in arte Spos.Art, street artist siciliano da sempre innamorato di questa forma d’arte, diventa ingegnere al Politecnico di Milano ma torna alla sua passione e alla sua terra e ne fa mestiere.

L’anno scorso  è protagonista  dell’ultima edizione del Techfest di Bombay, tra le manifestazioni più importanti del settore, inaugurata dai premi Nobel in fisiologia ed economia Richard John Roberts e Eric Maskin e per la quale realizza un murales dedicato alla scienza.

Macro micro universe - Techfest Bombay
Macro micro universe – Techfest Bombay
Le storie di ieri - Novara di Sicilia
Le storie di ieri – Novara di Sicilia

 – Andrea, quanto è stato importante “crescere” in contesti cosmopoliti come Milano? Cosa ti hanno lasciato le esperienze in giro per il mondo?

Per quanto ultimamente il tema della migrazione dal sud al nord sia un tema particolarmente delicato e giusto sotto alcuni punti di vista, non posso fare a meno che consigliare a chiunque una esperienza di vita in città cosmopolite. Personalmente a me è servita a completare un processo di crescita e formazione personale iniziato qualche anno prima. Credo sia stato fondamentale per me e nonostante mi sia trasferito a Milano per laurearmi in qualcosa che non ha nulla a che vedere con la mia professione se tornassi indietro lo rifarei sempre. Alla fine non tutte le scelte sono formative solo se coerenti con il percorso futuro e anche se può sembrare strano, alcune opere che ho realizzato fino ad ora non sarebbero state concepite senza una formazione di natura scientifica. Per quanto riguarda le esperienze è difficile rispondere, io le vedo come rotture degli schemi mentali abituali dal quale nascono nuove diramazioni.

 – Dal locale al globale e ritorno. Nel 2019 assumi la direzione artistica del festival <Nto menzu a a na strada> che, ancora una volta, trasforma Borgo Cannistrà in esempio virtuoso di territorio che rinasce e si reinventa. Com’è andata con la gente del posto? Che tipo di feed back ricevi di solito nei luoghi in cui lavori?

People have the power. Nto menzu a na strada 2019. Borgo Cannistrà
People have the power. Nto menzu a na strada 2019. Borgo Cannistrà

Di Cannistrà ho solo ricordi e parole positive. La gente del posto che vuole far rinascere il borgo come Tonino, Enzo o la signora Maria ( ne cito solo alcuni ma sono fantastici tutti i componenti dell’associazione culturale Cannistrà) è di un’ospitalità e cordialità disarmante. Tutti gli artisti che hanno partecipato alla prima edizione di “Nto menzu a na strada” hanno conservato un ricordo bellissimo e spesso si parla di voler tornare anche solo per una visita. I feed back sono variopinti ma solitamente lavorando spesso in piccoli borghi vergini, all’inizio c’è della curiosità mista a scetticismo e alla fine stupore e soddisfazione fortunatamente.

 – La tua arte racconta la Sicilia. Tradizioni e folklore. Penso a <U paorgiu>, la tipica trottola e a “Il lancio del Maiorchino”, il formaggio prodotto a Novara di Sicilia, le cui forme vengono fatte rotolare giù per i vicoli del borgo. Come scegli i soggetti?

Il lancio del Maiorchino - Novara di Sicilia
Il lancio del Maiorchino – Novara di Sicilia

Per la scelta dei soggetti non ho una regola fissa, alcune volte mi ispiro alla cultura del luogo e quindi a tradizioni o avvenimenti in particolare, altre volte preferisco fare di testa mia e sviluppare tematiche che in quel particolare periodo stuzzicano la mia fantasia. Diciamo che ogni “lavoro” è a sé, quindi potrebbe accadere di tutto, chiaramente non andrei mai a realizzare qualcosa che stona completamente con il contesto o che non abbia una certa armonia con l’ambiente circostante.

 – La street art diventa macchina del tempo. A Tripi collabori con la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Messina per il recupero e racconto dell’antica Abakainon.  Che cos’è Abakainon Andrea? Come la fai rinascere dal passato? Può la street art far rivivere la storia dei luoghi?

La fucina di Efesto - il Conio di Abakainon, Tripi
La fucina di Efesto – il Conio di Abakainon, Tripi

Abakainon è la necropoli, o meglio i resti della necropoli, che è possibile visitare a Tripi. Una città che in età ellenistica aveva grande importanza in quanto sede di conio insieme alla già famosa Zancle. Intorno ad Abakainon, con l’amministrazione comunale di Tripi, la sovrintendenza e il Politecnico di Bari è nato un progetto di street art che racconta miti e realtà di quella antica e affascinante cultura. Un progetto virtuoso che mi ha tanto stimolato e divertito e che si appresta a continuare con la realizzazione di un’altra opera. La faccio rinascere grazie alla rielaborazione in chiave personale e con una tecnica moderna. Così come i geroglifici, le pitture rupestri o le iscrizioni maya ci hanno raccontato popoli passati, la street art può far rivivere la storia dei luoghi.

Il Regno di Ade - Tripi, Messina
Il Regno di Ade – Tripi, Messina
Toro Androprosopo - Il Conio di Abakainon, Tripi
Toro Androprosopo – Il Conio di Abakainon, Tripi

– La street art è specchio del tempo che viviamo, precario e funambolo. Tvboy mette la mascherina agli innamorati del Bacio di Hayez, alla Gioconda e persino a Gesù e agli Apostoli dell’Ultima Cena; George Floyd e murales che raccontano il movimento Black lives matter sono ovunque in America; Giovanna Botteri diventa superman grazie a LeDiesis. Cronaca, denuncia, messaggio rientrano nel tuo codice espressivo?

Sì, rientrano nel mio codice espressivo ma in maniera molto diversa rispetto all’arte concettuale che caratterizza il nostro secolo. Gli esempi che hai sopracitato hanno la caratteristica di essere immediati e adatti allo sguardo fuggevole. Io per natura non riesco a immaginare il messaggio con questa tecnica, sono più ermetico e di conseguenza necessita di un’analisi più approfondita e spesso non è neanche sufficiente. É anche il motivo per il quale non voglio che le persone cerchino di capire il pensiero che mi ha portato a quell’opera bensì mi interessa di più il pensiero personale che sviluppano attraverso l’osservazione.

Un proiettile non basta per uccidere un'idea. In memoria di Giuseppe Lo Giudice
Un proiettile non basta per uccidere un’idea. In memoria di Giuseppe Lo Giudice. San Michele di Ganzaria

 – “Leggerezza”. L’arte che cura. Realizzi con Nicolò Amato, in arte NessuNettuno, <Leggerezza> per l’ambulatorio di oncologia dell’ospedale Papardo a Messina. Di quanta bellezza abbiamo bisogno Andrea? Può l’arte consolare, curare?

Purtroppo abbiamo un grande vuoto generazionale non abituato alla bellezza per cause che non stiamo qui a discutere altrimenti ci perderemmo, perciò abbiamo bisogno di tanta bellezza. Niente di irrimediabile comunque. L’arte ha da sempre curato l’anima di chi la osserva e di chi la produce, dunque assolutamente sì. A seguito del murale al Papardo ho avuto riscontri gratificanti di persone, disgraziatamente, in cura lì. Questo non può che rendere me e Nessunettuno molto orgogliosi e felici.

 – Con quale artista vorresti lavorare?

Momentaneamente mi piacerebbe molto lavorare con Bosoletti, Belin, Smug e Sebas Velasco.

 – A cosa stai lavorando?

Sto lavorando ad un festival di street art che dovrebbe svolgersi entro l’estate prossima se tutto va bene, ad alcuni progetti che spero di farvi vedere presto nel nostro hinterland tra cui una chiesa (penso la prima in provincia e forse in tutta la regione), a progetti sperimentali che potrebbero incrementare la mia impronta stilistica e infine c’è in ballo la partecipazione ad un festival internazionale che spero tanto andrà in porto ambasciata italiana permettendo.

Non voglio vivere in una storia mai raccontata - Sant'Agata del Bianco
Non voglio vivere in una storia mai raccontata – Sant’Agata del Bianco
A chi vedo vedo -Sant'Agata del Bianco
A chi vedo vedo -Sant’Agata del Bianco

Tutte le foto di questo articolo sono state gentilmente concesse dall’artista Andrea Sposari che ringrazio per la spontaneità ed estrema semplicità con le quali ha aderito a questa intervista. Alla prossima Andrea, grazie.

8 commenti Aggiungi il tuo

  1. Giulia ha detto:

    Bravissimo!!!!!!! Devi venire ad abbellire anche il Piemonte!!!!!!

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    1. dettabroad ha detto:

      glielo chiediamo? Io dico che viene…

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  2. novecentomilaepiu ha detto:

    questi artisti di strada sono davvero bravi. Una volta c’erano “i Madonnari” ossia quelli che con i gessetti colorati disegnavano sui marciapiedi…soggetti sacri.

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    1. dettabroad ha detto:

      Me li ricordo! Arte ancor più effimera. Bellezza che andava via in pochissimo tempo.

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