Messico, Valladolid. Tenera è la notte

Valladolid Messico
Il convento di San Bernardino sullo sfondo

Queso y chocolate? Fresa y dulce de leche?

A Valladolid va così. Nella cittadina dello Yucatán i tempi sono lenti e fare una lunga fila al calar del sole per una buonissima marquesita è la prassi.

Classica struttura a rete, strade numerate che si intrecciano in un caos calmo, dove tutti si conoscono e alla sera le porte di casa sono aperte, coi bambini che fanno chiasso e la gente che chiacchiera, si incontra, vive.

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Sullo sfondo il Parque Princípal Francisco Cantón Rosado dove ci si incontra al calar del sole e la Iglesia de San Servacio

Gli edifici, due piani al massimo, sono semplici ma eleganti, calce viva e lunghe strisce di colore che diventano cornici perfette lungo finestre e porte. Ocra, verde acqua, rosa antico. Botteghe ciascuna diversa, di carattere, come quelle di una volta, che si alternano a caffè con giardini tropicali lussureggianti.  Nessun grande marchio, catena di successo. Tutto assume un carattere locale, modesto, prezioso.

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Tenera è la notte

Oltre il portone, piccoli tesori che aspettano di essere scoperti, goduti. A passo lento.

E capita di trovare un altare dedicato agli aluxes, gli spiriti o folletti della tradizione maya. Che portino fortuna e mai guai. Basta lasciare una moneta o una conchiglia, un oggetto della tradizione.

Poi c’è Casa de los Venados, casa privata, follia tutta americana di John e Dorianne Venator, facoltosa coppia di collezionisti innamorata del Messico. Hanno ristrutturato un edificio antico del centro con un patio centrale meraviglioso, e ci hanno messo dentro tutto ciò che amano del Messico.  Il risultato? Una casa che è museo, un museo che è casa. Poche visite al giorno, rigorosamente guidate, ma quotidiane. E a volte i proprietari sono presenti, li incontri seduti in giardino mentre le bravissime guide raccontano la storia della casa e un pezzetto della loro terra, il Messico.

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Calzada de los Frailes

C’è tempo per uno spuntino veloce al Mercado Gastrónomico y de Artesanía Municipal. Si ordina in uno dei chioschi che si affacciano su un cortile coperto comune, si sceglie un tavolo, si condivide con la gente del posto un succo di mango, una empanada, una fetta della tua giornata, che importa.

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Parola d’ordine: Marquesita!

La piazza centrale è vicina, in realtà un giardino pubblico, Parque Princípal Francisco Cantón Rosado, su cui si affaccia la Iglesia de San Servacio. È qui che la comunità si incontra, raccoglie, confronta. Ogni sera, al calar del sole, il rito si rinnova: ci si ritrova a chiacchierare del più e del meno, i bimbi scorrazzano, una coppia di anziani tuba come ragazzini su una delle tipiche panchine a due posti, ideate, tradizione vuole, perché gli innamorati potessero sedere uno accanto l’altro senza però sfiorarsi.

Il conquistador Francisco Monteyo, nel 1543, iniziò a costruire la futura Valladolid dove già esisteva un insediamento Maya, secondo uno schema tristemente noto: distruggere il passato per dare vita al nuovo. Pare che la Iglesia de San Servacio non fu da meno e che parte del materiale utilizzato, pietre e fregi, appartenesse in realtà a costruzioni indigene. Ed è oggi facile intuirne le forme sulla facciata e magari immaginare proprio lì, in alto, forse, il corpo di Kukulkán, il serpente piumato maya.

E se la cattedrale è il cuore di Valladolid, il Convento de San Bernardino de Siena è la sua anima. Lo hanno costruito i frati francescani. Una lunga storia anche questa. La potete scoprire con lo spettacolo di luci che va in scena sulle facciate del convento e su quella di San Servacio ogni sera. Alle 9 al convento, alle 10 in cattedrale.  O giù di lì, ma lo spettacolo vale l’attesa e l’approssimazione.

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Capita di far musica coi ragazzi del posto

I due edifici, cattedrale e convento, sono collegati da Calle Calzada de los Frailes. Al calar del sole quasi un’avventura. Di sicuro un viaggio nel tempo, col silenzio interrotto solo dalla musica che viene fuori da una bottega di antiquariato, un ristorante di cucina locale, una profumeria d’altri tempi.

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O di fermarsi per uno spuntino notturno…

E se siete fortunati potreste incappare nella processione di frati messa in scena per raccontare la storia di Valladolid. Un gruppo compatto di umili tonache marroni che percorrono Calle Calzada de los Frailes e raggiungono leste il convento in un’atmosfera suggestiva: una campana che suona, una candela tremula, risate e voci di turisti e locali che si interrompono al passare dei monaci.

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I frati raggiungono il convento di San Bernardino prima che inizi il gioco di luci che racconta la storia di Valladolid

Risate e voci riattaccheranno poco dopo, in fila per una marquesita, una sorta di crêpe croccante che in tanti amano con queso de bola y chocolate,  formaggio e cioccolato, proprio così, accoppiata stramba eppure deliziosa. Confermo.

Travel tips

Valladolid ha una posizione strategica per visitare i siti archeologici di Chichen Itza e Ek Balam. Anche Cobà, sulla strada per Tulum non è distante.

Come spesso accade in questa parte di Messico, la zona offre infiniti cenotes, grotte carsiche, con o senza tetto, d’acqua dolce, nelle culture mesoamericane ingresso a mondi altri, luoghi di culto, porte di accesso. Ce ne sono di meravigliosi e spesso facilmente accessibili. A volte l’ingresso al cenote fa parte di un biglietto combinato all’interno di haciendas o comunque strutture che garantiscono servizi di ogni genere, tra cui anche esperienze e spettacoli. Il cenote Zaci è nel centro storico di Valladolid, a pochi passi dal Parque Princípal Francisco Cantón Rosado.

Appena fuori Valladolid, l’hacienda Mayapan offre la possibilità di scoprire il mondo del distillato messicano per antonomasia, la tequila. La visita alla hacienda, circondata da distese di agave e il percorso dedicato al distillato sono facoltativi.

Mérida, capitale dello stato messicano dello Yucatán è a circa due ore di macchina, la piccola Izamal, la deliziosa cittadina celebre per il giallo dei suoi edifici, a poco meno.

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Abirbhav ha detto:

    Un’ottima guida gastronomica da parte tua, ma questa volta da un posto completamente nuovo: il Messico. Ho visto molte delle foto che hai postato su Instagram, ma leggere il tuo blog ha un fascino imbattibile.
    È triste vedere che la ricca e vibrante cultura indigena dei Maya sia andata perduta nella storia. Hai catturato perfettamente i più piccoli dettagli del luogo, come le celebrazioni locali, il cibo di strada e la musica locale. Fresco ma informativo come sempre, e mi sembra di viaggiare in Messico con te..

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