È fatta di quasi 300 parti e 8 tipi di legno diverso.
Rovere, abete, ciliegio, larice, tiglio, noce, mogano e olmo concorrono insieme a dare solidità e flessibilità in un’imbarcazione unica come la città dove potete ammirarla.
Oggi parliamo di gondole e gondolieri a Venezia ma soprattutto dell’arte antica che si tramanda di generazione in generazione per costruirle. Insieme a caorline, mascarete e pupparini son un vanto dell’arte e della tradizione veneta, custodite dai maestri d’ascia nei vecchi squei che ancora oggi continuano a creare opere d’arte.
Solo olio di gomito e mani che guidano ascia, pialla, sega e martello. Acqua e fuoco per curvare e ammorbidire il legno. Ogni sezione ha i suoi specialisti sino al fero, tra le parti metalliche, il ferro di prua che serve ad abbassare la prua se la barca non è a pieno carico. La sua forma ricorda il copricapo del doge nella parte superiore, il Canal Grande in quella centrale, i sestieri nel pettine a sei denti con la Giudecca che è il dente posteriore e le isole maggiori tra dente e dente.
C’è poi la forcola che è lo scalmo sul quale si fa perno con il remo per vogare tra i canali ed è opera del remer. Vera opera d’arte tanto da essere esposta al Moma di NY, ricavata da un unico pezzo di legno, la forcola viene creata su misura per il gondoliere. Strumento essenziale perché il braccio di chi governa la barca diventi un tutt’uno con il remo.
Pezzi unici e numerati nella bottega e atelier di Paolo Brandolisio, alunno del maestro Giuseppe Carli, un luogo fuori dal tempo in Castello 4725, vicino piazza San Marco. Nella bottega, mi piace chiamarla così, di Paolo Brandolisio, io mi ci sono imbattuta per caso e son rimasta lì, immobile ad ammirare il remer all’opera. Gesti lenti, circondato dalle sue creature, in un angolo di Venezia appartato eppur vicino al clamore di San Marco.
Forse mi ha vista e mi ha anche sorriso, rapita da quel mondo che non ha tempo ma leggi antiche, col naso appiccicato al vetro della porta della sua bottega.