Golfo di Macari. Benedetto e felice

Golfo di Macari, Trapani
Golfo di Macari

Makari o Macari? Con la kappa o senza?

Pare che il nome, Macari, minuscola frazione della nota località balneare siciliana San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani, lo debba al greco Makar, che sta per benedetto, felice.

Mi piace pensare sia questo il motivo per cui il giornalista e scrittore Gaetano Savatteri ha scelto di chiamare Makari il luogo in cui ha ambientato le avventure dei due investigatori “per caso”, Saverio La Manna e Peppe Piccionello.

Un luogo benedetto, felice. Un luogo raggiungibile solo con una provinciale non sempre in perfetto stato che taglia cave di marmo, borghi assolati, terra brulla dove cresce la palma nana, la Giummara, e poco altro. Un litorale costellato da antiche torri saracene, costruite nel Cinquecento per dare l’allarme in caso di incursioni piratesche. Una manciata di case, Macari, disseminate su un tratto di costa aspro e austero, che stai lì a guardare nel vano e ridicolo tentativo di trovare quella scelta per la fiction di RAI Uno, con la regia di Michele Soavi, come casa di La Manna.

La casa da cui lo sguardo abbraccia l’intero golfo, da monte Cofano a Isulidda e il mare ti commuove, tanto è immenso, tanto è vero.

Golfo di Macari, Trapani
Un luogo benedetto e felice. Oltre Monte Cofano, il Cornino, Custonaci e le sue cave di marmo, la Tonnara di Bonagia. Trapani è vicinissima

E non importa se la casa non la trovi, perché ad ogni sosta il paesaggio cambia, ora fatto di cale, lingue di roccia viva che si alternano a piccole spiagge, sabbia, scogli, brecciolino. Se ne prendi in mano una manciata, capita di vedere piccoli frammenti di corallo, il corallo di Trapani.

Casazza, Santa Margherita, Bue Marino. Tutto è silenzio, quasi ossequioso, inaspettato di certo. Perché quel rumore di mare che spesso non ascoltiamo più, qui è tangibile, reale.

Eppure tanto irreale da sembrare finzione.

Appena dietro l’angolo. San Vito Lo Capo

La mondanità è lontana, eppure dietro l’angolo. San Vito e la sua lunga spiaggia bianca, quasi borotalco, il profumo del cous cous, un Caldofreddo in riva ad un mare caraibico, una chiesa madre che, austera e sobria, sembra più una fortezza.

Il Caldofreddo
Il Caldofreddo, la delizia da provare a San Vito Lo Capo: gelato sotto – al caffè, pistacchio o se lo preferite alla nocciola – uno strato di panna, un disco di pan di spagna e, infine, una colata di cioccolato caldo. Rigorosamente servito nelle ciotoline da cous cous

I volti solcati da rughe delle “vecchie” dello street artist Roberto Collodoro fanno capolino tra le case basse, tutte uguali. Ti raccontano una Sicilia ancora autentica, seppur clamorosa e rinomata.

Qui non si corre e persino il clamore è silenzioso, molle, lento.

Come la strada che ti porta alla Tonnara del Secco, appena dopo la fine di San Vito, alle pendici di Monte Monaco.

Abbandonata negli anni Settanta,  quando si smise di “calar tonnara”, sta oggi lì, poco distante dalla Riserva dello Zingaro, in bilico, superba eppure fragilissima e pericolante.

San Vito Lo Capo, Tonnara del Secco
In tratto di costa antistante la vecchia Tonnara del Secco
San Vito Lo Capo, Tonnara del Secco
Tonnara del Secco. Ve lo ricordate il Commissario Montalbano nell’episodio per la Rai tratto dal romanzo Giro di Boa di Andrea Camilleri?

L’altra tonnara,  la più vicina e fortunata, quella di Scopello, sta oltre la Riserva. E non c’è strada che tagli, che la raggiunga direttamente da qui in auto, occorre attraversare a piedi la Riserva o tornare indietro e fare un lungo giro. Perché nel 1980, un gruppo di circa tremila “visionari” – ambientalisti,  scienziati, semplici cittadini – marciò pacificamente sul sentiero dello Zingaro impedendo una nuova colata di cemento e dando il via all’istituzione della Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, la prima delle aree protette nate con la legge 98/81.

A volte la bellezza non è scontata, serve guadagnarsela. E anche questo è Sicilia.

San Vito Lo Capo
San Vito Lo Capo. Frammenti di corallo nella sabbia candida

6 commenti Aggiungi il tuo

  1. Nemesys ha detto:

    Bellissimo questo post🥀 Il golfo di Macari ho avuto modo di conoscerne la sua esistenza tramite una fictions su RAI 2 dal titolo appunto Macari. L’ambientazione mi ha talmente affascinata sin dalle prime puntate che mi sono messa a fare ricerche su Macari e ammirare sul web tutte le foto che trovavo!!!

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    1. dettabroad ha detto:

      Lo abbiamo fatto in tanti. Abbiamo tutti sognato un tramonto da casa La Manna! La fiction ha avuto il merito di accendere i riflettori su un pezzo di costa meno conosciuto. Grazie per le tue parole ❤

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  2. Durante il nostro “Viaggio di Miele” abbiamo scoperto Trapani, la sua provincia e le meravigliose Isole Egadi pensando di aver trovato un piccolo angolo di paradiso! Ma il Golfo di Macari, che ahimè conosciamo solo per la serie TV e grazie alle tue foto e al tuo racconto, sembrava avere quella scintilla in più capace di catturare il visitatore! Grazie mille per questo momento di pura e rara bellezze e poesia!

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    1. dettabroad ha detto:

      Dai che tornate! Il CaldoFreddo va provato!

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  3. Sai Benedetta, ancor prima che una lista di cose da vedere, gli articoli che scriviamo devono trasmettere emozioni. I tuoi centrano sempre l’obiettivo. Del Golfo di Macari mi hai trasmesso il selvaggio delle coste, i colori della macchia mediterranea che rigogliosa cresce, il silenzio assordante che ti cattura. Mi sembra di essere lì, a godermi la natura che si riprende tutto

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    1. dettabroad ha detto:

      Non potevi dirmi cosa più gradita, cara Simona. Siamo alla ricerca di emozione ed energia, specie ora. Abbiamo bisogno di sognare ed emozionarci. Poi io con le liste sono un disastro, persino con quelle della spesa!!!

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