Siamo arrivati al Dar 73 nel tardo pomeriggio. Said, il gestore del riad ci ha offerto the e dolcini al miele. Ha fatto buio velocemente. Le mura di pisé della città vecchia a Marrakech si sono accese di viola, poi di rosso fino a scomparire nel buio della sera. Non abbiamo resistito e ci siamo avventurati per le stradine della medina. E’ stupendo. C’è un’energia speciale. Tanta la gente del posto che torna a casa con lunghe tuniche e cappucci. Trascinano carretti e bancarelle. Tanti invece camminano in direzione opposta, verso piazza El Fna, con le sue luci e canti frenetici. Troviamo il Riad Jana quasi per caso.
Il riad Jana…un minuscolo ristorante con un paio di camere per turisti fortunati. Una manciata di tavoli alla luce flebile di semplici candele sotto gli alberi di un giardino segreto su una stradina piccola e affollata. Poche porzioni. Ho visto tanti avventori entrare dopo noi e andar via perché le pietanze erano esaurite…prezzi ridicoli per due piatti della tradizione presentati nei cocci tipici: una tajine fumante di agnello alle prugne ed un cous cous ai chicchi d’uva e mandorle. Grani duri che senti sulla lingua contro il palato si fondono con la cipolla caramellata e le carote. Togli il coperchio alla tajine, allungato e in coccio, e i profumi ti investono. Sembra il cappello di un mago. Frutta e qualche dattero per dessert.