Cercavo una casina. La cercavo coi toni del giallo e dell’ocra, con alle spalle un cielo blu. Cercavo la Casa de los Gatos, un esempio di street art nel cuore del Barrio del Carmen di Valencia accanto l’ex Accademia delle Belle Arti, così ben fatta da servire da riparo ai mici della zona.
Col muso per aria e gli occhi da bimba ho gironzolato per i vicoli del centro storico della città cercando quante più immagini che da anni rendono più bella Valencia, riscoprendo lo stupore che solo arte e bellezza sanno dare.
Di percorsi per ammirare le opere di street art più celebri ne ho trovati tanti. Mi dicevano tutti di non perdere Plaza Lope de Vega per ammirare il progetto di ArquiCostura e le sue facciate che sembrano ricamate a punto croce.
O Plaza del Tossal, punto di incontro della movida valenciana dove El Coche di Escif, il Banksy spagnolo, guarda Moisés, il Mosè di Blu, riconosciuto nel 2011 dall’Observer tra i primi artisti urbani nel mondo. Il profeta, con la sua lunga barba gialla e le tavole dei Dieci Comandamenti su cui è disegnato il simbolo del denaro, osserva l’auto di Escif che sfreccia dal tetto del palazzo e precipita giù nel vuoto.
E di non lasciare Plaza del Tossal senza aver scovato Stop War Victim’s Wall di Fasim che da solo riempie un intero muro perimetrale. Ho letto di seguire Calle de los Cabarellos. E poi di fare su e giù lungo Calle Alta e Calle Baja. E di non fermarmi e spingermi fin su, in Plaza del Carmen, dove il Barrio del Carmen termina.
Già a metà del percorso avevo messo da parte appunti e cartina per godermi le bamboline colorate e malinconiche di Julieta, le creature di Deih che sembrano arrivare dal cyber spazio e gli inconfondibili omini di David De Limon.
Saracinesche, edifici un tempo grigi e decadenti, oggi appaiono colorati e divertenti. La street art parla attraverso murales e stencil di artisti più o meno noti che giocano a nascondersi, a scomparire e riapparire lasciando ogni volta un nuovo messaggio.
Mettete da parte anche questa di guida e godetevi il viaggio nella Street art perché per sua natura effimera e soggetta al cambiamento. Ad ogni nuovo cambio di pelle tanto da raccontare…