La Sicilia dei Florio. Continua il viaggio.

Prosegue il viaggio rigorosamente imperfetto sulle tracce dei Florio, la famiglia di imprenditori e mecenati che tanta influenza ebbe a Palermo, in Sicilia e nell’Europa di Ottocento e Novecento. Lo facciamo attraverso tappe tutte palermitane, ancora oggi visitabili, direttamente volute dai Florio o in qualche modo a loro legate. Dici Florio, dici Ingham ad esempio. E ancora Whitaker, Tomasi di Lampedusa, Lanza di Trabia…

In un eccezionale e insolito gioco di incastri e connessioni che riuscirebbero a rendere questo viaggio in Sicilia infinito e sempre più sorprendente.

Villa Whitaker. Storie di self made men

Norina e Delia Whitaker
Norina e Delia Whitaker

Concedetemi una digressione e un breve stop a Villa Whitaker in via Dante a Palermo. Abbiamo già detto quanto il legame con Benjamin Ingham incise sull’operato di Vincenzo e Ignazio Florio e su modalità e obiettivi delle loro strategie di commercio. Fu proprio Ingham a chiedere la collaborazione del nipote Joseph Whitaker, figlio della sorella Mary, nella gestione degli affari di famiglia. Zio e nipote si occuparono insieme della fabbrica dei vini a Marsala e della flotta di velieri che raggiungeva l’America del Nord e l’Estremo Oriente. Parte attiva nei loro commerci era ricoperta dall’amico Vincenzo Florio.

Villa Whitaker a Palermo
Villa Whitaker a Palermo

Villa Withaker è solo un esempio della ricchezza e dell’opulenza ottenuta da Ingham prima e dai nipoti Whitaker dopo. La palazzina tardo ottocentesca è un tripudio di quadri, mobili, vasellame, avori, argenterie che fanno bella mostra in un susseguirsi di saloni in stili diversi. Nel corridoio principale, degno di un antico maniero, su cui si affacciano le numerose sale, la coppia di elefantini in smalto provenienti dal palazzo imperiale di Pechino. E poi ancora i coralli trapanesi del 1600 e del 1700, la collezione di arazzi fiamminghi del XVI secolo che raccontano il viaggio di Enea da Troia alle rive del Tevere.

Il parco della villa è un viaggio nel viaggio, un vero e proprio orto botanico di specie e piante rare distribuite negli otto ettari della proprietà. Non ci sono più invece gli 11.000 esemplari del museo ornitologico creato dal figlio di Joseph, Joseph Isaac Spadafora Whitaker, detto Pip, donati all’Irlanda.

Villa Whitaker
Villa Whitaker – Palermo

Della sua passione per lo studio della Sicilia antica, resta il museo archeologico di Mozia nella Riserva dello Stagnone tra Trapani e Marsala, di fronte le saline Ettore e Infersa, dedicato alle scoperte sulla città fenicio punica nel Mediterraneo dello studioso Schliemann e dello stesso Whitaker.

Le saline Ettore e Infersa da dove si parte per Mozia
Le saline Ettore e Infersa da dove si parte per Mozia

Villa Whitaker e Mozia sono gestite dalla Fondazione Giuseppe Whitaker sotto l’alto patrocinio dell’Accademia Nazionale dei Lincei e sono aperte al pubblico. 

Villa Igiea e hotel Le Palme. Perle e lacrime di Franca Florio

Furono Ingham e Whitaker  a volere la costruzione della chiesa anglicana della Santa Croce in via Mariano Stabile, nel centro di Palermo. L’edificio nord europeo è a pochi passi dal Grand Hotel et des Palmes, meglio noto come Hotel delle Palme, al principio residenza dei Ingham, poi trasformata dal Cavaliere Enrico Ragusa in una delle residenze più celebri di Palermo.

Chiesa Anglicana della Santa Croce a Palermo
Chiesa Anglicana della Santa Croce a Palermo

Qui soggiornò Wagner che scrisse il terzo atto del Parsifal; con lui Renoir che lo convinse a posare per lui; dall’hotel delle Palme passarono uomini politici come Crispi che dall’albergo coordinò le operazioni contro i Fasci Siciliani, il boss Lucky Luciano, Sciascia e Guttuso e tanti, tanti altri…

E nel primo Novecento pare che nella hall dell’albergo fosse costume lanciarsi il <guanto della sfida> tra amanti che si contendevano i favori di una dama. Pare che tra questi ci fossero anche Ignazio Junior e il conte Arrivabene, marito di Vera, una delle amanti tra le più celebri del Florio dongiovanni.

Vera non era infatti l’unica con la quale Ignazio aveva tradito Franca: tradizione vuole che ognuna delle 365 perle della famosa collana fosse in realtà un’amante da farsi perdonare. Altri sostengono che la collana arrivò in dono dopo un altro famoso tradimento, quello con Bice Lampedusa, madre dell’autore del Gattopardo.

Che sia gossip o meno ciò che conta ed è realtà è che Franca Florio, Checchina per la famiglia, fu uno dei personaggi più amati, chiacchierati e osannati di Palermo.

Regina incontrastata di salotti e corti, bellissima accanto all’amato marito Ignazio Junior, Franca Iacona di San Giuliano fu amica di regnanti, capi di stato, artisti e poeti, dettò stile e diventò icona della Belle Époque.

Con la sua lunga collana la ritrasse Giovanni Boldini con le spalle scoperte, bellissima, in un ricco abito nero, consegnandola alla storia.

Una favola quella di Ignazio e Franca con tanti momenti bui però. E non parlo dei tradimenti e del tracollo finanziario che investì i Florio. Franca e Ignazio persero tre dei cinque figli. Restarono solo Giulia e Igea a cui fu intitolata un’altra delle residenze che ha fatto la storia della città, villa Igiea.

Acquistata nel 1899 e inizialmente destinata a sanatorio di alto livello con farmaci e laboratori all’avanguardia, Villa Igiea fu presto trasformata su progetto dell’architetto Ernesto Basile in un albergo di lusso conosciuto dal jet set internazionale che qui faceva sosta per godere della splendida posizione sul mare di Sicilia, dei dipinti di Ettore De Maria Bergler, dei mobili e delle tappezzerie Ducrot, delle porcellane Florio, della sala Basile e del suo prestigioso club, il <Cercle des étrangers>.

Entrambi gli alberghi esistono tutt’oggi e sono stati acquisiti da importanti società alberghiere. Al momento sono in ristrutturazione e l’apertura è prevista nel corso del 2020 nella speranza che, come da tradizione, si possa continuare a visitare le sale storiche che hanno reso immortali queste due dimore.

Palazzo Butera a Palermo. Dal mare al mare

Nel nostro viaggio sulle tracce lasciate dai Florio, Palazzo Butera ce lo lasciamo per ultimo. Semplicemente grandioso – settemila metri quadri, 118 finestre – Palazzo Butera guarda al mare, quello stesso mare da cui, al principio del 1800, i Florio arrivarono e costruirono un impero. 

Voluto dalla potente famiglia dei duchi Branciforti nel 1692, passa nel 1814 di proprietà ai Lanza, principi di Trabia.

Giulia Florio, figlia di Ignazio e Giovanna D’Ondes, sorella di Ignazio Junior e Vincenzo, sposa Pietro Lanza, principe di Trabia nel 1885 e il palazzo si apre alla stagione palermitana della Belle Époque.

Dopo anni di degrado a seguito del crac di casa Florio e di successive vicissitudini che hanno investito l’intera città di Palermo, Palazzo Butera è rinato grazie a Massimo e Francesca Valsecchi, collezionisti tra Londra e Milano, che lo hanno trasformato in un polo d’arte, di studio, di crescita.

I restauri dell'ultimo piano nel rispetto di ciò che è stato
I restauri dell’ultimo piano nel rispetto di ciò che è stato

Il battesimo di Palazzo Butera rimesso a nuovo si è avuto nel 2018, a restauro parziale, con Manifesta12, la Biennale europea d’arte contemporanea. Da allora migliaia di visitatori hanno avuto il privilegio di godere della perfetta commistione tra classico e contemporaneo con mostre permanenti e altre temporanee. Prossima l’apertura dell’ultimo piano in cui ho avuto il piacere di sbirciare ( nessun privilegio: a Palazzo Butera ciò che si fa è visibile a tutti con giornate dedicate).

Al pianterreno luoghi di ristoro direttamente collegati alla Passeggiata delle Cattive, un camminamento ottocentesco sospeso sul mare; una mostra dei sopraporta del piano nobile coi dipinti delle dieci città possedute dai Branciforti, principi di Butera; una scala elicoidale con passerelle sopra manufatti direttamente provenienti dalla fonderia Oretea, l’archivio del 1795 finemente restaurato, il grande cortile con la pianta di jacaranda le cui radici hanno raggiunto i canali idrici del palazzo e sono visibili, custodite da un pavimento a vetri ed esaltate da maioliche antiche che ne segnano il percorso.

Al piano nobile la collezione Valsecchi; la Biblioteca con in alto l’iscrizione “Tecta lege lecta tege”, ” leggi i libri qui custoditi, custodisci i libri dopo averli letti”; i calchi di Anne e Patrick Poirier; i wall drawings a pastello di Tremlett, la terrazza maiolicata che profuma di solandra da dove nel 1784 si sollevò una mongolfiera, espressione dello spirito illuminista dell’epoca. Un unico fil rouge in bilico tra antico e moderno che prosegue fino all’ultimo piano, al sottotetto e al torrino da cui il panorama sulla città è indimenticabile.

Tutto attorno c’è Palazzo Abatellis, lo Steri, la Kalsa, lo storico quartiere di origine araba. E quel mare grande, culla di cultura, autostrada di genti, custode di segreti e storie di uomini coraggiosi come i Florio.

Palermo dai tetti di Palazzo Butera
Palermo dai tetti di Palazzo Butera

E non finisce qui…

Il viaggio intrapreso potrebbe proseguire a lungo. Ovunque in Sicilia e specie a Palermo i Florio continuano a vivere nella storia dell’isola, nella sua toponomastica, in luoghi icona per ogni siciliano.

Abbiamo parlato ad esempio della Fonderia Oretea: cambiò destinazione d’uso e durante la Seconda Guerra Mondiale fu bombardata e quasi totalmente distrutta. Oggi è stata restaurata e trasformata in un luogo d’aggregazione culturale.

Stessa sorte per lo Stand Florio, l’edificio progettato da Ernesto Basile e commissionato da Vincenzo Florio Junior. Doveva fare parte di un complesso ricreativo, balneare e sportivo della costa sud di Palermo ma non fu mai portato a termine. Oggi, grazie alla sinergia tra pubblico e privato, si è trasformato in un Contemporary Hub.

Il Palchetto della Musica in piazza Castelnuovo, meglio nota come piazza Politeama a Palermo è rimasto al suo posto. Voluto dai Florio e realizzato dallo scultore Salvatore Valenti è ancora oggi un punto di riferimento per i palermitani.

Infine un cimitero, il Santa Maria Gesù a Palermo dove, nella cappella progettata dall’architetto Giuseppe Damiani Almeyda, riposano i Florio. A guardia del loro sonno eterno c’è un leone…

Per continuare il viaggio

I libri che ho letto e che consiglio:

I Florio. Storia di una dinastia imprenditoriale – Orazio Cancila, Rubettino editore. Un valido strumento di approfondimento e un attento racconto che parte dai Florio in Calabria.

I leoni di Sicilia. La saga dei Florio – Stefania Auci, Editrice Nord. Impossibile non appassionarsi alla saga dei Florio attraverso le pagine di questo romanzo. Un bestseller che ha fatto rivivere le vicende dei Florio arrivati a Palermo ad inizio Ottocento a migliaia di lettori.

 

 

 

18 commenti Aggiungi il tuo

  1. simonedda ha detto:

    Che scrigno di tesori che è Palermo!

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  2. Gravantes ha detto:

    Ho appena iniziato il libro. Stupendo e per quanto riguarda Palermo, la mia città che amo e odio.

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    1. dettabroad ha detto:

      Quello della Auci? È piaciuto molto anche a me. Speriamo esca anche la seconda parte. Ha il pregio di riportarci a pagine di storia che a volte dimentichiamo 😉

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  3. Gravantes ha detto:

    posso condividere?

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    1. dettabroad ha detto:

      Certo! Grazie mille

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  4. gabriella ha detto:

    BELLISSIMO. STORIA AFFASCINANTE.STO LEGGENDO IL LIBRO “I LEONI DI SICILIA” E HO VOLUTO NON SOLO IMMAGINARE I PERSONAGGI, MA VEDERE I LUOGHI RIPORTATI SUL LIBRO. MA LI VEDRO’ ANCHE REALMENTE!

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    1. dettabroad ha detto:

      Appena potrai vieni in Sicilia! Un viaggio sulle tracce dei Florio potrebbe essere una splendida idea!

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  5. Abirbhav ha detto:

    Verrò sicuramente in Italia durante gli inverni 2020-2021 nel mese di dicembre o gennaio.
    Complimenti Benedetta. A causa del tuo affascinante blog e dei suoi scritti, sto fortemente pensando di visitare la tua bellissima Italia.. 😊😍

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    1. dettabroad ha detto:

      Caro Abir, questo è il riconoscimento più grande. L’Italia avrà bisogno di tanti viaggiatori come te in un futuro speriamo assai vicino…

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      1. Abirbhav ha detto:

        Bene, grazie per la tua opulenta lode Benedetta, ma credo che l’Italia abbia già molti turisti. Tuttavia, posso promettere di aiutare le comunità locali a guadagnare, preservare le tradizioni locali, mantenere l’ambiente pulito e, naturalmente, essere il più invisibile possibile per un viaggiatore. Che posso assicurare.. ☺️🤗

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  6. sandra ha detto:

    complimenti, articolo molto interessante e ricco di informazioni grazie

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    1. dettabroad ha detto:

      Grazie mille Sandra!

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