Se sei in Sicilia e vuoi provare a capire Palermo, dalla Santuzza devi passare.
Sì, la Santuzza, Santa Rosalia per i palermitani, con la sua coroncina di rose sulla fronte.
A Palermo Santa Rosalia è ovunque: nei luoghi di culto, sulle saracinesche, nei vicoli sgrammaticati del centro storico.
Urlata a suon di <banniate> nei mercati, appena accennata sulle labbra di chi ci si affida e la invoca, la Santuzza ha una storia antica legata a doppio filo a quella del capoluogo siciliano. E non solo.
La ripercorriamo poco alla volta partendo proprio da lei, Rosalia. Chi era Rosalia?
Santa Rosalia. Storia di una ragazzina con le idee chiare
Appena una ragazzina, nulla di più. Una ragazzina palermitana caparbia e cocciuta che nel lontano 1150 fa guerra al padre, Conte Sinibaldo, discendente di Carlo Magno e alla madre, Maria Giuscardi che, come da prassi, le hanno scelto marito e futuro.
Scappa, ha forse tredici anni, e si rifugia nel fitto bosco della Quisquina, la Serra Quisquina, in provincia di Agrigento, che conosce bene perché dono di Ruggero D’Altavilla al padre. Ci resta per dodici lunghi anni abbandonando i fasti della corte della regina Margherita. A farle da casa una minuscola grotta nel fitto del bosco. Quella grotta esiste ancora ed è visitabile.
La grotta di Santa Rosalia a Santo Stefano Quisquina
Occorre farsi piccoli e umili per entrare nella grotta di Santa Rosalia ad appena quattro chilometri da Santo Stefano Quisquina. Bassa, stretta e preziosa. All’ingresso un’iscrizione in latino attribuita alla stessa Rosalia: <Io, Rosalia, figlia di Sinibaldo, signore della Quisquina e del Monte delle Rose, ho deciso di abitare in questa grotta per amore di mio Signore, Gesù Cristo>.
Nella parte bassa compare anche la cifra <12> che dovrebbe indicare il numero degli anni durante i quali Rosalia scelse la grotta come casa. Adagiata sulla roccia viva, tra fiori sempre freschi, la statua della Santuzza, bella e dolcissima.
L’eremo di Santo Stefano Quisquina
Le parole <testamento> di Santa Rosalia nella grotta di Quisquina vengono scoperte nel 1624. La Santuzza è già amata e venerata. Cominciano ad arrivare i fedeli e storia narra che siano talmente tanti che la Curia di Agrigento autorizza la costruzione di una cappella accanto la grotta.
Quella cappella si trasformerà nei secoli in eremo grazie alla dedizione e al denaro di uomini come il mercante genovese Francesco Scassi e di nobili come i Ventimiglia. Vescovi, principi e cardinali passano da qui e concorrono alla ricchezza e alla gloria dell’eremo sino al declino, definitivo ad inizio Novecento. Oggi l’eremo è affidato ad un commissario nominato dall’Assessorato Regionale agli Enti Locali che l’ha a sua volta dato in gestione alla Pro Loco di Santo Stefano Quisquina.
A 986 metri sul livello del mare, a pochi chilometri da Santo Stefano Quisquina e dal Teatro di Andromeda, circondato da lecci e frassini, l’eremo è un’oasi di pace e bellezza. Se ne possono visitare le celle, il frantoio, la cucina e il refettorio, la camera che il principe di Ventimiglia volle per sè, la cripta e il santuario con la statua di Santa Rosalia di Filippo Pennino. Infine la grotta, da cui tutto ha avuto inizio.
La seconda parte della vita di Santa Rosalia. L’Itinerarium Rosaliae in Sicilia
Sono trascorsi dodici anni da quando Rosalia ha lasciato Palermo, la sua città. È un arrivederci però perché Rosalia decide di tornare. Qui, la regina Margherita, commossa dalla sincera fede della giovane donna, le concede di trasferirsi in una grotta sul Monte Pellegrino dove vive in preghiera e solitudine per otto anni ancora, sino alla morte che tradizionalmente ricorre il 4 di settembre.
I 185 chilometri che collegano l’Eremo di Santo Stefano Quisquina con quello che oggi è il Santuario di Monte Pellegrino costituiscono il Cammino di Santa Rosalia.
Dieci tappe – Eremo, Santo Stefano, Palazzo Adriano, Burgio, Chiusa Sclafani, Campo Fiorito, Ficuzza, Piana degli Albanesi, Monreale, Monte Pellegrino – che si snodano per i comuni di Agrigento e Palermo, attraverso mulattiere e aree naturalistiche che dai Monti Sicani portano al capoluogo.
Santa Rosalia. Una storia lunga secoli
Dopo più di 450 anni dalla morte, della Santuzza si comincia a parlare a Palermo, una Palermo dove imperversa la peste giunta a bordo di un vascello e diffusasi velocemente. È il 1624 quando Rosalia appare in cima al Monte Pellegrino a Girolama La Gattuta che, malata, beve l’acqua che gocciola da una roccia e guarisce.
Rosalia indica a Girolama La Gattuta dove scavare per trovare un <tesoro>. Il tesoro viene trovato: sono ossa e profumano di fiori.
Il rinvenimento delle ossa di Santa Rosalia nel luogo in cui visse negli ultimi otto anni di vita è solo l’inizio di un altro viaggio che si snoda tra i secoli e arriva sino ai nostri giorni. La storia di un santuario, il santuario di Monte Pellegrino, che cambia e si arricchisce nel tempo e che diventa polo d’attrazione di fedeli e curiosi. In tanti decidono oggi di sfidare l'<Acchianata> per arrivare in cima e far visita a Santa Rosalia.
È una storia di fede, di speranza e di amore. È la storia della Santuzza.
Ne continuiamo a percorrere le tappe presto qui, su viaggimperfetti.
Ogni volta che vengo a Palermo, vado a correre su per la vecchia strada che arriva al Santuario
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Speriamo di poterci tornare presto…
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Finalmente potrò associare Santa Rosalia a Palermo con più cognizione di causa, che storia appassionante la sua! E che fascino il suo antro! Confesso di essere andata su Google per tradurre “Acchianata” però già prima di saperne il significato, ti assicuro che il termine mette stanchezza solo a leggerlo 😛
Grazie per questo post appassionato! 🙂
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In effetti la salita deve essere super tosta!
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Con questo post credo tu abbia superato te stessa, una stesura davvero affascinante e ricca di storia e immagini bellissime. Complimenti
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Come non ringraziarti di cuore?
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Naturalmente la storia della Santa di cui porto il nome mi è molto cara. Tanti anni fa sono stata al Santuario sul Monte Pellegrino ma non conosco questa grotta e nemmeno il cammino.
La Sicilia offre sempre tanti buoni motivi per un ritorno. A presto Santuzza!
P.S. L’ho sempre immaginata “normanna”, bionda e con la carnagione chiara, mentre nel murale la trovo più simile a una donna dalle ascendenze andaluse (e quindi più vicina alla mia immagine 😉).
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Credo che in Sicilia la fede e l’omaggio ai santi sia forse molto più sentito che al nord. Non conoscevo questa grotta e il culto di Santa Rosalia – tu sai benissimo che di grotte ne ho visitate parecchie ultimamente – e questa mi affascina molto. Grazie per avermela fatta conoscere
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Presto ti porto virtualmente sul monte Pellegrino se ti va!
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Si vengo volentieri
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