Ciclopica. Da Rodin a Giacometti. Mostra evento a Ortigia

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C’è tempo fino al 30 ottobre per godere di Ciclopica. Da Rodin a Giacometti, la mostra evento a Siracusa, nel cuore di Ortigia, nell’ex convento di S.Francesco.

La grande scultura dell’Ottocento e del Novecento che anima tre sale e lo spazio esterno della struttura da poco riaperta al pubblico e tornata al suo antico splendore.

Il viaggio inizia col colore e l’energia di Sebastian, lo scultore messicano contemporaneo autore di colossali opere di cui, all’ex convento di San Francesco, sono in scena i modelli.

Il visitatore viene accolto da un’esplosione di rosso, giallo, blu elettrico che anticipa l’unicità e la complessità delle opere all’interno: più di cento opere che attraversano due secoli, da un bozzetto dei Borghesi di Calais di Rodin a due capolavori di Giacometti, circondati dalla potenza espressiva del Manzù e da Marino Marini che avevo incontrato per la prima volta al Peggy Guggenheim a Venezia.

Accanto, La Pietra dell’Amore di Giansone. L’attento personale presente mi racconta dell’ingiusto oblio in cui cadde per tanto tempo l’artista che in vita rifiutò l’invito alla Biennale di Venezia e la donazione di una sua opera al Guggenheim. Al centro della sala una piccola scultura di Henry Moore e sulla parete vicina la Medusa sullo scudo di Theimer Ivan.

La terza sala stordisce e smarrisce: nella cornice dell’antico convento dalle cui pareti affiorano resti e bellezza, la prima cosa che noti è il contrasto con l’Hortus Conclusus di Mimmo Paladino, moderno, essenziale, ipnotico.

Alle spalle faccio un piacevole deja vu con Marco Lodola. Ci eravamo già incontrati a Locorotondo la scorsa estate tra cummerse e trulli all’interno della minuscola chiesa del Seicento di San Nicola. Anche allora il gap tra le sue opere e gli antichi affreschi regalava un melting pot di storia e arte. Pop e neon a Ortigia con il suo Omaggio a Jean Cocteau.

In una teca, l’unica opera di Pablo Picasso, Face Tankard, una ceramica coi toni del blu. Vicino Arnaldo Pomodoro e poco distante due opere di Mc Elcheran William.

Infine un imprevisto ritorno in Cina,  al mio viaggio nell’iconico 798 Art District di cui ricordo la forza e l’innovazione e a Xian, grazie alle teste dei Guerrieri dell’Esercito di Terracotta di Zhang Hong Mei. La Cina del futuro e quella del passato con un Buddha del XVI secolo, unico reperto antico insieme a maschere tribali africane.

Il viaggio non termina qui. All’uscita altra bellezza, dalla Demetra di Girolamo Ciulla al Trans-porto di Paola Epifani, meglio nota con il nome d’arte Ramabama. Le ricordate le sue tre opere sul lungomare a Reggio Calabria, poco prima del MArRC, il Museo Archeologico Nazionale? Ma questa è un’altra storia.

 

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