Se dici Ragusa dici pietra. La pietra dei muretti a secco della campagna circostante; la pietra delle cave presenti sul territorio, la pietra che si trasforma e dà vita ad uno degli esempi più fulgidi del barocco siciliano a Ragusa Ibla, coi suoi palazzi e i balconi a cui, in armonioso equilibrio, stanno appese figure sacre e pagane.
Altri palazzi, muri, strutture cercano un nuovo equilibrio: sono quelli della parte nuova della città, centro e periferia, da qualche anno cornice di un importante festival di arte urbana internazionale, FestiWall.
Ne avete mai sentito parlare?

FestiWall. L’arte che trasforma, rinnova, aggrega
Festiwall inizia nel 2015 e continua il suo percorso per cinque edizioni, sino al settembre del 2019. Artisti internazionali di fama mondiale arricchiscono il capoluogo ibleo ad ogni edizione con una serie di opere d’arte che trasformano la città in una delle mete di riferimento per gli appassionati di street art. Circa trenta interventi – opere murali, installazioni site specific, recupero di beni comunali in disuso – durante la cui realizzazione Ragusa si anima con workshop, mostre, approfondimenti. Un meraviglioso melting pot, un’incredibile occasione di crescita e rinnovamento.
FestiWall. Un nuovo tessuto urbano alla ricerca di bellezza e senso di appartenenza
Murales dopo murales, opera dopo opera, il percorso del festival negli anni ha seguito strade e quartieri diversi ridisegnando il tessuto urbano e tracciando una mappa di bellezza sul territorio.
La mappa a volte diventa messaggio e lente di ingrandimento su abusi edilizi e un’urbanizzazione selvaggia e priva di regole. Il festival tocca il centro storico, ma anche la zona industriale, i rioni popolari, la periferia. Ad ogni edizione una sezione diversa del panorama. Bellezza che prende forma e ti sorprende girando l’angolo, entrando a scuola, rientrando a casa. Si insinua in aree abbandonate, istituti scolastici, fabbriche in disuso nel tentativo di riplasmare lo spazio e dargli una nuova identità. Insegna una nuova fruizione pubblica, gratuita e partecipata. Genera patrimonio collettivo da tutelare.
Dialoga con la città.

Edizione 2019. L’ultima
Festiwall conclude il suo percorso con l’edizione 2019. Lascia una Ragusa assai più bella, ricca e interessante agli occhi del viaggiatore e non solo. E’ un patrimonio che resta a chi ci vive, un’eredità che permette al cittadino di riappropriarsi del territorio e scoprirlo con occhi diversi ad ogni passaggio.
Lo chiediamo a Vincenzo Cascone, Direttore Artistico del Festival.
- La 2019 è davvero l’ultima?
“L’ultima di FestiWall intesa come festival d’arte pubblica sì, nel senso che abbiamo fin dall’inizio ragionato su un’operazione di analisi con un inizio e una fine, che potesse offrire una mappatura alternativa della città. Abbiamo lasciato fuori due quartieri: il quartiere storico di Ibla, fortemente caratterizzato dal Tardo Barocco, quindi con un’identità già marcata e il nuovo quartiere di Viale delle Americhe, perché non ancora città, con un’identità totalmente assente, se non quella di un’espansione edilizia per certi versi compulsiva.
Tutte le edizioni facevano parte di un unico cantiere, il festival interveniva per centralizzare, di volta in volta, l’area in cui si operava, creando un quartier generale con attorno le opere, dove organizzavamo concerti, workshop, incontri di approfondimento.
Restando nel quartiere specifico avevamo la possibilità di farne emergere le criticità, dando un senso sociale e politico agli interventi artistici.
Una volta concluse le zone d’intervento non ha molto senso riproporre una formula solo per il fatto che funziona, anzi ti puoi concentrare su altro facendo tesoro del percorso fatto”.
- Perché è necessario fermarsi? Può lo stop costituire un momento di riflessione?”
“Non siamo fermi, dopo aver scavato all’interno della città ci siamo ritrovati a studiare uno dei complessi industriali più importanti della nostra isola. Faccio riferimento alla Fabbrica Antonino Ancione, un complesso che domina le miniere di Contrada Tabuna posizionato proprio all’ingresso di Ragusa. Per più di un secolo e mezzo quest’insediamento ha rappresentato una risorsa economica fondamentale per l’economia della comunità.
La roccia asfaltica che qui si estraeva era una risorsa che veniva esportata in tutto il mondo per la pavimentazione delle strade. Dopo essere stata chiusa nel 2013 abbiamo pensato di rileggere la storia di questo luogo attraverso gli interventi di numerosi artisti che hanno sposato il progetto Bitume.
Vogliamo offrire una riflessione sulla società post industriale e il senso di appartenenza alle nostre origini.
Rispondendo alla tua domanda, si! penso che la pausa dia il senso al discorso prodotto, fa sedimentare i segni tracciati, dai quali possono nascere nuove direzioni”.
Grazie a Vincenzo Cascone con l’augurio di seguire presto i nuovi sviluppi del progetto Bitume.
Tutte le immagini sono state gentilmente fornite da Ragusa FestiWall 2020 Bitume Project Public Art Festival Ragusa, Sicily (ITA)
http://www.facebook.com/RagusaFestiWall
https://www.instagram.com/festiwall_rg/

L’arte che trasforma i quartieri e dà loro una propria identità. Adoro queste gallerie d’arte a cielo aperto.
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Gallerie d’arte per tutti. Ed è inevitabile che l’occhio ti ci cada e che un’opinione, anche negativa, tu te la faccia…
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Come ben sai, adoro la street art ed è stato un amore piuttosto recente. Se fatta bene e ragionata, la street art può comunicare tanto (e bene) quanto un quadro o un qualsiasi altro mezzo di comunicazione.
Per me non è negativo il fatto che si è pensato fin da subito un inizio e una fine: a lungo andare poteva diventare troppo scontanto. In questo modo, si lascia la strada aperta per nuove idee e nuove esperienze!
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Mi sa che ci hai visto giusto. Qualcosa bolle già in pentola e penso sia un progetto bello e interessante almeno quanto il precedente…
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