La prima da sinistra è la pitaya o frutto del drago.
Zona di produzione sud est asiatico ma anche America Latina. Ha dei colori meravigliosi: di un fucsia acceso all’esterno che sembra velluto e una polpa bianca all’interno con tanti semini neri. Non è solo bello ma anche buono con un sapore tutto suo.
Il secondo è il salak, prodotto indonesiano e malese, ma se chiedete del frutto del serpente vi capiranno ugualmente perché la sua buccia esterna, dai disegni perfetti e geometrici, ricorda effettivamente la pelle del serpente.
A forma di goccia panciuta, dentro è a spicchi, tre per essere precisi e a me ricorda l’ananas e il miele con un tocco di agrumato. Pare abbia incredibili proprietà antiossidanti, perfetto contro l’invecchiamento e valido aiuto per la rigenerazione cellulare e la depurazione dell’organismo. I banchi dei mercati in Indonesia ne sono carichi.
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