Dicembre 2015 – Si vota in Spagna e ancora una volta gli spagnoli stupiscono. Podemos e Ciudadanos si prendono una bella fetta. Diventano partiti del cambiamento al potere. Perché del cambiamento gli spagnoli sono maestri. Attaccati alla propria identità in maniera viscerale, si trasformano come camaleonti senza rinunciare al proprio DNA.
Sapete che a Madrid, i pittori Durer e Bosch sono El Bosco e Durero? Prado,Thyssen Bornemisza e Reina Sofia, i due fanno bella mostra in uno dei poli museali più belli d’Europa.
In pieno centro storico i negozi sono quelli di una volta. Tante mercerie, incredibilmente tante. Gomitoli, passamanerie e persino tele Aida sono esposte in vetrina come si usava una volta. Composti commessi in camice accolgono i clienti appuntando su un minuscolo pizzino il prezzo della merce da pagare alla cassa.
Le taverne più tipiche, salvo rare trappole per turisti, sono quelle dove ancora oggi la gente del posto si gode al banco una birra o un bicchiere di Rioja chiacchierando e smangiucchiando un pezzetto di prosciutto tagliato al momento, olive e sottaceti.
A Puerta del Sol regna ancora sovrano Casa de Diego, con i suoi ventagli e mantille. Non credo che negli anni abbia mai cambiato la sua immagine. Davanti le sue porte c’è sempre un venditore – per tradizione non vedente perché la fortuna è cieca – di biglietti di ogni riffa o lotteria che si rispetti. Dall’altro lato della piazza c’è Mallorquina con i suoi dolci tradizionali. Neanche l’ombra di muffin o cheesecake. Qui al massimo ci puoi trovare un brazo de nata o una palmera de chocolate.
Persino l’Apple Store che ha conquistato l’angolo opposto della piazza, non ha l’appeal futuristico dei gemelli di New York o Milano. Tanto legno, benché su ampie vetrate, e forti colonne in ghisa, presenti ovunque a Madrid.
Eppure a pochi metri c’è la Gran Via con le più conosciute catene commerciali. Zara, Mango, Desigual, brand spagnoli sino al midollo capaci di imporsi sul mercato mondiale e di modificarne regole di produzione e distribuzione. Start up geniali considerate protagoniste nel percorso di ricrescita dell’economia spagnola a ridosso di una crisi mondiale nera che ha visto i madrileni in ginocchio. Quegli stessi madrileni che non hanno mollato, quelli che sono scesi in piazza, gli indignados, seguiti poi da Occupy Wall Street, dagli studenti con gli ombrelli ad Hong kong.
E se a Madrid è possibile vedere tutti i mercoledì una lunga fila di credenti, uomini e donne, davanti la chiesa di Santa Cruz, lungo calle Atocha, in attesa di presentarsi alla statua di San Judas Tadeo, Santo Apostolo dei casi difficili e disperati e di sfregargli sui piedi la foto di cari ed amati, le stesse donne e gli stessi uomini di quella fila non faranno caso alle coppie omosessuali che vivono, amano e si sposano a Madrid, una città profondamente religiosa ma laica e rispettosa dei diritti altri, superstiziosa ma allo stesso tempo pragmatica e d’azione.
Cucina molecolare o patatas bravas con bocadillo de calamares? Scegliete voi…Madrid sa offrirvi entrambi.
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