
A cena non si può, per strada nemmeno. A pranzo forse sì ma in pochi e solo tra parenti stretti.
E allora io vi invito qui, a questa tavola virtuale dove c’è posto per tutti e dove l’ospite d’onore è la Sicilia.
Prendete posto, per ognuno di voi un piccolo cadeau: un suggerimento, un consiglio per continuare a sognare e gustare la Sicilia tra le pagine di un libro.
Sfincioni, cazzilli, panelle, votavota e scagliozzi a tinchité
A questa tavola presentatevi presto perché in Sicilia si inizia con un sostanzioso aperitivo, che da noi è chiacchiera, <passiu e curtigghiu>. Potremmo passare delle ore in strada o seduti a uno dei bar in terrazza sui tetti di Palermo o in riva allo Stretto, persino in inverno, quando il sole è caldo e generoso.
Da Piazza Marina a Palermo arriverebbero piscipanelli e cazzilli a tinchité. Non chiamatele crocchette. I cazzilli palermitani hanno il profumo del mare e dei vicoli di Ballarò. Perfetti con un calice ghiacciato Allemanda di casa Planeta, il moscato bianco di Noto che profuma di gelsomino e agrumi.

Ci sarebbe anche un’abbondante porzione di sfincione, quello classico, alto, con tanto caciocavallo. le sarde, la salsa di pomodoro e la cipolla. E visto che è Natale e qui in Sicilia amiamo esagerare aggiungiamo quello bianco che solo a Bagheria sanno fare, con la ricotta e la cipolla bianca.
Da Messina arriverebbe, croccante e goloso, un coppo di scagliozzi, triangoli fritti di farina di mais. Da Ragusa invece scacce e votavota. Mai provati coi broccoli arriminati?
Prima o poi li proverà anche Viola, la giornalista del romanzo “Conosci l’estate?” di Simona Tanzini, per la quale ogni persona ha una musica e un colore e che in Sicilia potrebbe decidere di restare. Di aperitivi se ne intende, di cibo di strada meno: il suo incontro con la frittola – nient’altro che cartilagini, grassetti e residui vari soffritti nello strutto e conditi con limone, pepe e alloro – non è stato dei migliori. Andrà meglio con il pane ca meusa?
Poteva mancare il Gattopardo? Al cospetto del Monsù

La tavola a Natale non può essere che ricca e sontuosa, degna di un monsù del Regno delle Due Sicilie. Ci concediamo quindi un timballo a sorpresa come quello di casa Salina. Lo foderiamo di pasta frolla o in alternativa di dorate fette di melanzana fritta. Dentro non ci saranno maccheroni ma anelletti con carne, uovo, prosciutto e primosale da accompagnare con un Mamertino rosso Vasari, Nero d’Avola e Nocera.
E se amate le setose melanzane siciliane scoprite la storia della celebre pasta alla norma e molto di più in “Le incredibili curiosità della Sicilia. Un viaggio di città in città per comprendere la vera anima dell’isola” di Francesco Musolino. Regalatevi anche “L’attimo prima” dello stesso autore dove si continua a parlare di cibo ma è cibo che ci aiuta a capire chi siamo.


Figuriamoci i Florio. Di busiate e cous cous
Noi in Sicilia senza mare non ci sappiamo stare, neanche a tavola. E a Natale ci regaliamo un piatto di busiate fresche o di cous cous incocciato a mano che profuma di mare, quello della costa trapanese e delle Egadi che fece la fortuna dei Florio e delle numerose tonnare.
Stavolta verseremo un Ficiligno Baglio di Pianetto, Insolia e Viognier e sfoglieremo le pagine di “Blues di mezz’autunno” di Santo Piazzese aspettando il suo prossimo romanzo in arrivo in primavera.

Manca solo Carlo V. Stoccu e Spada con fantasma
Insalata di pesce stocco e sarde a beccafico. Se c’è spazio anche una caponatina di pesce spada che in riva allo Stretto ci sta sempre bene. Con un Faro Doc, quello di San Placido Calonerò, ricco e complesso. Chi l’ha detto che un rosso col pesce non va? E se poi c’è pure il fantasma tanto meglio.

Che il finocchietto selvatico sia abbondante e l’uvetta passa per le sarde a beccafico ammorbidite nel Marsala, magari quello maturato nelle botti centenarie delle cantine Florio.
Ci sarà un’insalata di arance e finocchi e senapi e cavuliceddi ripassati in padella con un po’ di mollica atturrata se vi piace.
Due libri da mettere sotto l’albero: “Un giorno sarai un posto bellissimo” di Corrado Fortuna; “Non c’è più la Sicilia di una volta” di Gaetano Savatteri.
Non andate via. In Sicilia coi dolci facciamo sul serio
Al pranzo di oggi facciamo le cose per bene e sulla tavola riccamente apparecchiata sistemiamo cannoli e cassate accanto genovesi ericine e ‘mpanatigghi modicane: sontuosa ricotta per i primi due; crema gialla per le terze, carne, cioccolato e cannella per le ultime.
Potrebbe forse raccontarvene la storia la vicina e padrona di casa del vicequestore Vanina Guarrasi nei romanzi di Cristina Cassar Scalia. Se non la conosce accontententavi di una Minna di Sant’Agata e della ricetta che trovate in “Il conto delle minne” di Giuseppina Torregrossa.

Per brindare vi offro un Grillodoro Gorghi Tondi, un prezioso vino passito muffato. Sarà perfetto con il buccellato: una golosità a base di arancia, zuccata, noci, cacao e cannella che vi racconterà ancora una volta Giuseppina Torregrossa, in “Il sanguinaccio dell’Immacolata”.

Infine un’umile cuccìa a base di grano, in onore di Santa Lucia la cui ricetta ce la presenta Simonetta Agnello Hornby in “Via XX Settembre”. Ricetta semplice, una storia antica e importante. Che porti luce a questa tavola e all’anno che verrà.
P.S. – La spesa la facciamo a Palermo alla Vucciria. Ad accompagnarci il maestro Camilleri che ci racconta una delle meraviglie della nostra terra, La Vucciria di Guttuso.

Inutile che vi raccomandi tutte le avventure del Commissario Montalbano: cominciate da “La forma dell’acqua”, “Il cane di terracotta”, “Il ladro di merendine”. Non potrete farne più a meno.

Che bel viaggio nel pranzo delle feste siciliano che ci hai fatto fare. Leggo quei nomi in siciliano e mi sembra di sentirli pronunciare e di trovarmi a tavola con te. Si beve, si mangia, si sfogliano pagine di libri che profumano di Sicilia. Che festa gioiosa mi hai fatto vivere. Sai che anche a Bari ci sono le scagliozze (qui al femminile)?
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Grazie Simona, è sempre un piacere vedere un tuo commento.
Ecco Bari mi ispira tanto e mi chiama da tempo. Per il cibo ovviamente ma soprattutto per i tanti articoli letti (e conservati) legati all’arte contemporanea e alle novità da questo punto di vista. Magari ci facciamo un giro insieme…
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beh, è proprio una bella tavola con tutte queste specialità: Della Sicilia ho provato la cassata, i cannoli e le arancine….
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buon inizio allora! Dove vivi? Se posso chiedere…
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sono napoletano e vivo a Napoli. 🙂
Buon Anno anche a te.
Ciao, buon pomeriggio
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Allora quanto a buona tavola stai messo bene anche tu!
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Già in Sicilia trattate l’ospite coi bianchi, alla feste di natale deve essere una cosa impressionante, da ingrassare come ti siedi a tavola. Un bel viaggio attraverso la cucina della tua regione e già ho fame
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Grazie Luca! E ovviamente sei il benvenuto!
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buonissima idea! Forse l’anno prossimo faccio la stessa ma con il tavolo americano
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Poi se ti va raccontami la variante americana…sono molto curiosa!
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Marilena è di origine siciliana è mi ha raccontato più volte le enormi tavolate che riaffiorano dai suoi ricordi delle festività trascorse a Bronte a casa della nonna…
Io non ho mai messo piede in questa regione e non vedo l’ora di festeggiare la mia prima volta provando gran parte di queste meraviglie culinarie!
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Sarebbe un inizio strepitoso Daniele. La Sicilia dice molto di sè a tavola. Poi Bronte è Parco dei Nebrodi e area strepitosa alle pendici dell’Etna con prodotti genuini e a km o. Mi raccomando la Ducea di Nelson se puoi…
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