Già a partire dal Medioevo le Canarie erano conosciute come <Isole della Fortuna>. Arcipelago dell’eterna primavera, lembo di terra prescelto dai Fenici in cerca di porpora e argento e cantato da Plinio, Orazio, Virgilio.
A Lanzarote la fortuna diede forfait nel settembre del 1730 quando la terra tremò ed eruzioni vulcaniche scossero l’isola per sei lunghissimi anni rendendo necessario l’esodo della popolazione e creando una lingua di terra che ingrandì di un terzo la superficie totale.
Non fu la fortuna a indicare la strada da seguire a chi, proprio dove sembrava non ci potesse essere futuro, riuscì a dare vita a un’area vinicola unica al mondo. Fu coraggio, tenacia e resilienza che resero possibile il miracolo della valle de La Geria.

Le viti nella buca. Storie di resilienza

Il fuoco e la lava cambiarono faccia all’isola e quando il magma si fermò, un mare infinito di pietra seppellì quanto c’era prima. Il dopo non fu facile, occorreva reinventarsi. E dove la cenere, nera e inarrestabile, aveva ricoperto strato dopo strato intere porzioni di territorio un tempo coltivate, si cominciò a scavare e a piantare nuovamente.

Buca dopo buca, si provò a mettere a dimora piante di vite, le uniche che sembravano resistere e adattarsi alle nuove condizioni. Una buca circolare per pianta, massimo due, quanto più grande e profonda quanto più vicina alla zona del disastro e protetta su un lato, quello battuto dal vento, da file di pietra che ne seguivano l’andamento circolare.
La natura rispose alla caparbietà dell’uomo che riuscì a trasformare il disastro in opportunità. Le viti crebbero, riparate dalla forza della Calima, il vento secco e carico di polvere del Sahara che arriva dalle coste africane, e nutrite dall’umidità dell’Atlantico assorbita e distribuita alla pianta dalla stessa cenere.
Oggi il territorio de La Geria è pura bellezza, un’ampia vallata dove i colori sono solo quattro: il nero della lava, il verde delle viti, il bianco delle fiorenti aziende vinicole, l’azzurro del cielo infinito.

Migliaia di piccole e garbate semilune, una per ogni pianta, che ricoprono l’intero territorio e risalgono morbide le colline circostanti, fin dove è possibile scavare e piantare.
All’orizzonte il Parco Nazionale di Timanfaya, le Montagne del Fuoco, strette tra le località di Tinajo, Tias, Yaiza e l’oceano, epicentro del disastro di ieri, zona di straordinaria ricchezza geologica e area protetta di oggi.
Una leggenda racconta delle Canarie come casa delle Esperidi, le dolci fanciulle del giardino dai frutti magici vigilati da un dragone che sputava fiamme e che Ercole uccise. Forse il drago non morì: mi piace pensare che si rifugiò a Lanzarote da dove continuò a sputare fuoco fino a che l’uomo non ci fece amicizia e lo trasformò in alleato.

La Malvasia Vulcanica. Cenere, vento, vino
Di origini greche, la Malvasia Vulcanica la trovate solo qui. Dà vita a bianchi profumati e assai piacevoli da degustare. Vini secchi, più sapidi e minerali o dolci e semidolci. In entrambi i casi un delicato ed esotico profumo dolce e molle di frutta tropicale, un sentore di melone bianco, fico, che si alterna a più accattivanti note agrumate.
La raccolta della Malvasia Vulcanica è la prima, a luglio e per lo più manuale. Arriva per ultimo il Moscatel, il Moscato d’Alessandria da cui si ricava un vino che ricorda il Passito prodotto a Pantelleria, le cui uve sono lasciate al sole caldo delle Canarie per quindici giorni circa una volta vendemmiate.
A Lanzarote cresce anche il Listán Negro a bacca rossa per rosati e rossi in purezza o blend con punte di Sirah, diffuso in tutto l’arcipelago e la varietà minore del Vijariego o Diego.
Alcune cantine esportano i vini prodotti, molte altre no. Quasi tutte permettono la degustazione al calice in location spesso indimenticabili e offrono punti ristoro per accompagnare il vino a delizie locali.
Un consiglio spassionato: prendetevela comoda e, se possibile, prenotate una visita guidata anche se non siete appassionati o esperti. Sono viaggi nella storia della malvasia vulcanica ma soprattutto nella storia di Lanzarote.

A zonzo per cantine nella Valle de La Geria
Sono tante e in un’area assai ridotta. Altri vigneti si trovano nella zona di Yé, vicino al Monte Corona, altro cratere vulcanico dell’isola. Di seguito alcune consigliate.

Fondata nel 1775, è la più antica delle Canarie e tra le dieci più longeve di Spagna. Quasi 250 anni di storia e diverse famiglie protagoniste: i Ribera, i De Castro, i Durán, sino agli Otamendi Bethencourt, discendenti di quel Bethencourt, capitano normanno, che qui sbarcò nel 1402 per conto di Enrico III di Castiglia e il cui nipote, Maciot, sposò la figlia del re locale, Teguise.
La visita del Museo del Vino permette di ricostruire le differenti fasi a partire dai primi tentativi, quelli a ridosso delle grandi eruzioni che avevano cambiato il paesaggio. C’è poi la possibilità di visitare la vecchia casa padronale con una libreria privata di oltre 4.000 volumi ed evidenti testimonianze di una vivace vita culturale parallela alla cura dei vigneti.
Tributi al poeta José Hierro e al Premio Nobel José Saramago e un posto speciale riservato all’artista che più di tutti ha reso unica Lanzarote, Cesar Manrique. Il simbolo del Grifone, l’orgoglioso stemma di famiglia, porta la sua firma e il suo inconfondibile stile. Sono sue alcune etichette tra cui quella in cui protagonista è la palma delle cantine El Grifo, pare la più antica di tutta l’isola; sua l’idea di un giardino di cactus che in minima parte riproduce il celebre Jardin de Cactus a Guatiza; suo il progetto che ha visto trasformate le vecchie cisterne di fermentazione del vino in un percorso museale.
Non dimenticate una passeggiata nei vigneti e una sosta finale alla <tienda> per degustare un calice di Malvasia de Lías, Malvasia Vulcanica fermentato in botti di rovere per tre mesi, o un sorso di Ariana, Listán Negro e Sirah.
Tra le più gettonate e frequentate con ampi locali destinati all’acquisto e alla degustazione all’interno dei quali è la cenere vulcanica a ricoprire i pavimenti. Fondata alla fine del XIX secolo dalla famiglia Rijo, è oggi gestita dai Melián.

Approfittate delle guide per un tour personalizzato, qui si fa necessario. Senza, perdereste la passeggiata tra gli <hoyos>, le buche in cui crescono le viti e lo studio dei differenti strati che le <custodiscono>; la scoperta del piccolo eremo dedicato a Nuestra Señora de la Caridad, risparmiato dalla lava, che apre le sue porte solo una volta all’anno, il 15 di agosto, in ricordo del disastro; una sosta nei pressi di un magnifico albero di limone che qui ha trovato il suo spazio e come le viti, cresce piegandosi al vento d’Africa e si nutre della rugiada dell’oceano.
Un grazie speciale a Darío Rodríguez Márquez per il viaggio nel viaggio.

Proprio di fronte alla cantina La Geria. Vi basterà attraversare la strada per scoprire una realtà fatta di vini deliziosi e scelte architettoniche che rendono la visita speciale: la Sala delle Botti con le botti di rovere francese e americano accatastate ai lati su tre livelli, la sala degustazione all’interno dell’antica cisterna con le pareti in pietra e i pavimenti in vetro alti tre metri da terra, le sale private con gli alti soffitti in legno.
Dove oggi ci sono le Bodegas Rubicón, un tempo c’era il Cortijo de La Geria di cui si hanno notizie già a partire del 1570 e tra i cui proprietari emergono nei secoli nomi illustri come Luis de Bethancourt e Diego Laguna. Una fattoria ricca ed estremamente produttiva con distese coltivate a orzo, grano, segale. Poi la distruzione del 1730 e la lenta rinascita nei secoli successivi come cantina. La proprietà passò a Don German López Figueras nel 1979, artefice dell’attuale organizzazione.
Dopo la visita fermatevi a mangiare qualcosa e se potete fatelo nella terrazza con, all’orizzonte, il parco di Timanfaya o negli ampi spazi esterni affacciati sui vigneti all’ombra dei grandi eucalipti secolari. I vini di questa cantina non vengono spediti all’estero, quindi bisogna approfittarne qui. Infine, parere del tutto personale, i vini delle Bodegas Rubicón si presentano in bottiglie che collezionerei volentieri.
- Un ultimo stop. Vinos El Tablero. Piccola e poco conosciuta
Piccola e poco conosciuta. Lungo la strada per Yaiza, questa cantina offre tapas e il suo vino. In posizione più riservata e <invisibile> ai più.

Ora è il turno della Spagna di dare il benvenuto alla grande duchessa del Sicilyshire.. 🤗🤗
Descrizione brillante di Lanzarote .. !! In primo luogo ho pensato che le immagini fossero delle formazioni magmatiche, ma tu hai dimostrato il contrario.
le isole canarie sono un posto strano per affrontare il vulcanismo, ma grazie a Plate Tectonics, il motivo può ora essere abbastanza ben spiegato .. !!
Questi vini vulcanici sono qualcosa di veramente unico e inimitabile altrove. Quelli che hai mostrato in Sicilia sarebbero simili a Lanzarote, ma notevolmente diversi per gusto, consistenza e aroma.
Darò comunque la priorità alla Sicilia rispetto a Lanzarote. Quest’ultimo sarà visitato esclusivamente quando visiterò la Spagna.
Grazie ancora Benedetta per l’ennesimo meraviglioso post .. !! 😊😍🤗
"Mi piace"Piace a 3 people
Grazie sempre a te Abir! I tuoi commenti sono sempre puntuali e molto apprezzati. Buona vita!
"Mi piace"Piace a 3 people
Bene, mi mancano i tuoi post e, quindi, sono puntuale verso la lettura di qualsiasi nuovo post che pubblichi .. !!
Continua a sorridere e resta felice cara Benedetta .. !! 😊😊
"Mi piace"Piace a 2 people
Che voglia di assaggiarli! I vini delle isole dai terreni vulcanici sono sempre straordinari.
Ma berli davanti a paesaggi così belli e “magnetici” sarà davvero il massimo!
"Mi piace"Piace a 2 people
Il tempo scorre lento qui Rosalia circondati da bellezza…e scorre anche il vino, a fiumi!!!
"Mi piace"Piace a 1 persona
grazie!
"Mi piace""Mi piace"