Cibus. Viaggio nel gusto a km 0

Un pugnetto di olive Mennella, nere, piccole e goduriose, olio extra vergine d’oliva pugliese in un’elegante bottiglia e pane di casa. Già questo basterebbe a farmi felice da Cibus, a Ceglie Messapica. C’è però un mondo da scoprire qui, o almeno un pezzetto di mondo, Ceglie Messapica, con una tradizione culinaria antichissima.

Solo prodotti che raccontano il territorio infatti che Lillino Silibello, anima di Cibus, ti racconta sostando ad ogni tavolo, con garbo e semplicità. E che custodisce come tesori: in una stanza di Cibus ricavata nella pietra, salumi e formaggi, che Lillino sceglie personalmente dai produttori locali, invecchiano e si affinano.

Da Cibus le stanze sono bianche con le arcate dipinte a calce in quello che una volta era un convento del XV secolo nascosto tra le viuzze del centro storico di Ceglie. All’esterno un cortile dove ho cenato sotto un pergolato di piante mediterranee e una cascata di lucine calde. Sui muri foglie di agave e fico d’India in ceramica locale.

Piatto forte la segnapenta, una pasta fatta in casa condita con mollica di pane fritto, ricotta forte e sugo di pomodoro oppure orecchie di Prete con cacioricotta e pomodoro e magari la zuppa di cicerchia con bietola biologica.

Assaggiati e goduti: coniglio nostrano con filetto di pomodoro e olive, straccetti di maialino stufati in riduzione di aceto primitivo con cipolla rossa di Acquaviva e un contorno di patate cotte sotto la cenere.

Lasciate uno spazio per i dolci. Io che non li amo a fine pasto li avrei mangiati tutti: delizia di mandorle con crema di ricotta al limone e canditi, lo spomoncino, la granita di Primitivo con le pesche e ovviamente il Biscotto Cegliese, presidio slow food.

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