
Porta il nome di un eremita dedito al silenzio e alla preghiera ma ha un’origine che rievoca scenari di guerra e di devastazione.
Il Forte San Jachiddu è solo una delle circa venti costruzioni che si affacciano sullo Stretto di Messina, ideate per sorvegliare e colpire il nemico in uno dei luoghi strategici del Mediterraneo. Moderno Scilla e Cariddi che non avrebbe dato tregua all’avversario, è oggi luogo che parla una lingua diversa, un’oasi di infinita pace e bellezza.
I Forti Umbertini. Una pagina di storia meridionale
Li volle Milon, Ministro della Guerra sotto il regno di re Umberto I di Savoia sul finire del diciannovesimo secolo lungo le coste calabrese e siciliana, per lo più affacciati sullo Stretto con il compito di colpire le navi nemiche in transito con potenti obici e cannoni o più semplicemente di monitorare e dare l’allarme in caso di necessità. Un sistema di difesa unico al mondo che ancora oggi caratterizza il panorama in questo angolo d’Italia.

Tra quelli siciliani, Petrazza, Ogliastri, Schiaffino, Serra La Croce, Masotto, Dinnammare. Molti abbandonati, ahimè, alcuni scomparsi, altri trasformati o inglobati in strutture con una diversa destinazione.
Giganti di pietra, i Forti Umbertini, patrimonio storico, che in alcuni casi hanno cambiato abito e sono oggi fruibili e aperti al visitatore.

Forte San Jachiddu o Parco Ecologico?
San Jachiddu, forse Gioacchino, protettore dell’ordine dei carmelitani con Sant’Anna e San Giuseppe, oggi qui tornerebbe volentieri.

La fortificazione militare è diventata una magnifica terrazza da cui godere lo spettacolo dello Stretto di Messina. Dalla città occorre poco per raggiungere il forte e assistere ad un panorama strabiliante che abbraccia la costa calabrese, lì dove i due piloni si fronteggiano e i due mari, il Tirreno e lo Ionio, si incontrano. Nitido il porto di Messina con la Madonna della Lettera che benedice il visitatore, voluta nel 1934 dall’arcivescovo Angelo Paino e posta sull’estrema punta della cosiddetta <falce>, lì dove si erge un altro forte, stavolta cinquecentesco, il forte San Salvatore. Da sinistra verso destra il panorama continua a sorprendere lasciando immaginare una Sicilia che scivola verso l’Africa. Lungo tutto lo Stretto un continuo viavai di traghetti, navi crociera, paciote e feluche nel periodo della pesca del pescespada.

La struttura, perfettamente conservata, presenta tre piani collegati da due rampe centrali, un ponte levatoio, ambienti diversi ricavati nella pietra che oggi accolgono laboratori, una biblioteca, una cappella dal fascino semplice e commovente.
La meraviglia di chi raggiunge l’ex postazione militare non si limita al perimetro del forte. Tutta l’area circostante è diventata <green>, con giardini, orti, percorsi nella natura. Il Forte ha infatti alle spalle i Peloritani, il polmone che taglia l’isola da est a ovest trasformandosi in Parco dei Nebrodi e Madonie.

Il Forte San Jachiddu è diventato Parco Ecologico, una realtà consolidata. Ma non è sempre andata così.
Parco Ecologico San Jachiddu è opera d’amore
Oggi il Forte San Jachiddu è polo culturale e cornice per eventi, conferenze, raduni. Covid permettendo.
Ma sino a qualche tempo fa, lì dove migliaia di uccelli transitano nella stagione migratoria, c’era solo degrado e abbandono. Un luogo spesso utilizzato come discarica e punto di incontro per spacciatori e disperati.

Cosa è accaduto? Da circa vent’anni se ne occupa l’associazione di volontari <Amici del Fortino> e un uomo, Padre Mario Albano.
Poca burocrazia, tanto olio di gomito: la cura profusa a piene mani è evidente ovunque, l’amore, disinteressato e costante, fa la differenza. Il Parco Ecologico San Jachiddu è aperto quotidianamente e non ha un costo d’ingresso. Gratuito per chiunque abbia voglia di stupirsi e ritemprarsi.
Gli interventi continui consentono di mantenere i percorsi puliti e fruibili così come le aree comuni; sono stati introdotti caprette e asini e un progetto di onoterapia è in programma. Centinaia di alberi sono stati messi a dimora e crescono rigogliosi lì dove terribili incendi, spesso di natura dolosa, hanno distrutto e disboscato.

Alcune delle opere create nei laboratori del forte rendono unici i sentieri che si dipartono dal sito; la street art abbellisce ciò che resta di un rudere nella campagna; una poesia, poche parole, un pensiero accompagnano il visitatore lungo il cammino prescelto; una vecchia sedia ingentilita da una quercia regala una pausa davanti lo spettacolo dello Stretto di Messina. Non c’è pezzo di terra che non goda delle attenzioni di chi si prende cura del parco.
Forte San Jachiddu è bene comune, casa di tutti
Il Parco Ecologico è gratuito, lo abbiamo già detto e vive d’amore e di abnegazione. È un bene comune di cui chiunque può godere e che chiunque può aiutare a salvaguardare. Nel modo in cui sa e desidera. Scopritelo. E lasciatevene ammaliare.

Si ringraziano gli Amici del Fortino, che il caso (o forse no, esiste davvero il caso?) ha messo sulla mia strada svelandomi la storia del Forte San Jachiddu.

“L’amore, disinteressato e costante, fa la differenza”
C’è tanta saggezza in quanto scrivi. L’abnegazione dei volontari rende il Parco Ecologico un luogo fruibile a tutti ed è contenitore di cultura oltre che di amore per l’ambiente
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Eppure Simona sfugge ai più e sembra quasi bizzarro che qualcuno dia tempo e risorse per amore, passione. Quella passione che ti ripaga di tutto.
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Cosa mi sono persa a Messina… mi mangio le zampe!
I volontari da un po’ di tempo a questa parte non sono più una specie così rara in Italia. Posti come questi rinascono un po’ ovunque grazie a loro e grazie a chi condivide il loro sforzi, e per condividere intendo proprio il passaparola in senso “social” 😉 Complimenti per le belle foto!
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Grazie Orsa. Ho pensato che poteva esser utile nel mio piccolo farlo conoscere. E poi è un posto davvero troppo bello per perderlo!
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Da Palermitano, questo me lo son proprio perso!! Stupendo!!
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Felice di averti dato un’idea per un’escursione non appena questo gran casino finirà!
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Grazie e spero finirà !! non se ne può più
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Benedetta, io questo posto lo segno e cercherò d visitarlo, ma so che sarà difficile dato che la Sicilia è tutta piena di bellezze come questa.
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Bisogna scegliere…è vero. Però si può tornare!
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