I gatti di Essaouira sono belli grossi, ciccioni e col pelo lucido. Mangiano ogni giorno pesce freschissimo che i pescatori portano dall’oceano coi loro barconi, tra gli schiamazzi dei gabbiani e le urla dei venditori. Stanno spaparanzati al sole marocchino tra i chioschetti di spremuta d’arance e nelle piazze dove la gente sorseggia the alla menta.
Mellah, Kasbah e Bouakhir disegnano la mappa di Essaouira, l’antica città che oggi ha sui muri i graffiti dei suonatori Gnaoua. Ogni anno salgono con cembali, nacchere e tamburi sul palco del Festival di Essaouira, ispirato da Jimi Hendrix. Fanno musica con jazzisti, amanti del rock, del rap, del reggae… da tutto il mondo.
Essaouira è ad un paio d’ore da Marrakech. Sono tante le gite giornaliere organizzate ma ci si arriva comodamente in pullman, in autonomia e senza alcuna difficoltà. Attraversi i campi di alberi di argan, sui cui rami i contadini fanno arrampicare le capre per far felici i turisti e racimolare qualche dirham e passi davanti le cooperative di donne che lavorano l’olio ricavato dai semi dei frutti della strana pianta amata dalle capre.
Poi arrivi ad Essaouira e te ne accorgi subito perché il rosso lascia il posto al bianco abbagliante delle case con gli infissi e i portoni azzurri che richiamano il blu dell’oceano, su cui la città si affaccia. Le spiagge, affollate da surfisti, sono bellissime. Infinite e di sabbia finissima.