Dune du Pilat. La duna più alta d’Europa

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La foresta Teste de Buch fa parte della più grande foresta delle Lande di Guascogna e si è sviluppata naturalmente a partire dal Medioevo. Copre appena 3.800 ettari di pini marittimi e latifoglie che lottano costantemente contro l’avanzare della grande, magnifica ed indimenticabile Dune du Pilat.

Dune du Pilat. Un pezzo di Sahara prestato alla Francia

Non ne comprendi la grandiosità sino a quando non arrivi su, in cima. La Dune du Pilat è un’insolita montagna di sabbia sottile, la più grande duna d’Europa con un’altezza variabile dai 100 ai 115 metri.

La Dune du Pilat. Stretta tra oceano e foresta
La Dune du Pilat. Stretta tra oceano e foresta

Larga 500 metri, lunga 2 chilometri e 700 metri, si allunga morbida ed elegante tra la foresta Teste de Buch, che continua a divorare, e l’immenso oceano Atlantico. Proprio lì dove l’oceano s’insinua attraverso <les passes>,  i passaggi che le correnti, onde e maree hanno generato, insiste le Banc d’Arguin, riserva ornitologica meta di migliaia di beccapesci che qui nidificano ad ogni primavera.

Più a nord il Bassin d’Arcachon, dove la forza dell’oceano si placa e il faro di Cap Ferret segnala l’ingresso del golfo e veglia su tutti i villaggi costieri.

Un pezzo di deserto prestato alla Francia
Un pezzo di deserto prestato alla Francia

Oltre si può immaginare un nastro ininterrotto di arenili di sabbia sottile, la Cote d’Argent, su fino all’estuario della Gironda, dove i fiumi Garonna e Dordogna confluiscono e sulla cui sponda sinistra, nel Medoc, nascono  vini leggendari del Bordolese come lo Chateau Lafite-Rothschild e lo Chateau Latour.

Raggiungere la Dune du Pilat

Farlo è semplice. Comode indicazioni ti conducono sino all’ingresso del Grand Site. Ricordatevi infatti che la Dune du Pilat fa parte della rete dei Grands Sites de France ed è pertanto un’area tutelata. L’ingresso è vicino ma esterno al quartiere Pyla sur Mer, localmente chiamato Pyla da non confondere con Pilat, il nome della duna e termine derivato da Pilot, mucchio, monticello in guascone.

Ho raggiunto la riserva in auto e pagato una tariffa ad ore per il parcheggio. Tutta l’area è attrezzata e offre punti di informazione e numerose attività per scoprire la duna e flora e fauna che la caratterizzano, nonché il prezioso patrimonio archeologico che la contraddistingue e che testimonia l’occupazione umana dall’Età del Bronzo. Ci sono punti di ristoro, toilette e comode panchine dove godersi la frescura degli alberi.

 

Poi ci si mette in marcia lungo il sentiero che conduce alla duna. La sabbia comincia ad aumentare sotto i vostri piedi sino a quando la vegetazione scompare e la duna si presenta, stupenda.

Durante la bella stagione viene collocata una scala in legno di circa 150 gradini per arrivare in cima.

Arcachon. Come rivivere la Belle Epoque

Il clime mite, un paesaggio unico, il colpo di genio dei fratelli Pèreire, ricchi banchieri che nell’800 acquistarono 96 ettari di terreno forestale per far sorgere la Ville D’Hiver, il prolungamento della linea ferroviaria.

E poi ancora la costruzione del Casino de la Plage, la moda dei bagni e persino la prescrizione comune dei medici dell’epoca di soggiorni marini per combattere la tubercolosi.

 

Sono queste e molte altre le ragioni per cui nella seconda metà dell’800, Arcachon divenne meta esclusiva e punto d’incontro per celebrità, teste coronate, artisti e letterati. Napoleone III e Gustav Eiffel, per dirne giusto un paio. Pare che Gabriele D’Annunzio passeggiasse in compagnia della duchessa Gauloubev e di due esemplari di levriero lungo le strade di Arcachon.

 

 

Oggi Arcachon è una destinazione piacevole, comoda se si vuol visitare la Dune du Pilat e considerata un luogo perfetto per vacanze all’insegna del mare (oceano, pardon!) e del relax. Restano le bellissime ville e dimore d’epoca specie nella sopra citata Ville d’Hiver ma anche nel resto della cittadina. Imperdibile una passeggiata al tramonto sul golfo con la promessa di tornare e capirci un po’ di più.

Non solo yacht e jet set

Sul lungomare accanto il Palazzo dei Congressi e il Casino di locali ce ne sono tanti. Come tanti sono i bistrot e le boutique nelle vie limitrofe. Il mio suggerimento però vi porta fuori il centro città, alla scoperta di una realtà presente molto prima che arrivassero vip e reali.

Parlo dei coltivatori di ostriche che in questa zona sono eccezionali. Mi dicono che occorrerebbe spostarsi a Cap Ferret, prendere una barca e raggiungere l’Ile aux Oiseaux, dove ci sono le palafitte assegnate agli ostricoltori per tenerci gli strumenti da lavoro.

Nella baia di Arcachon le ostriche c’erano sin dai tempi dei Romani e crescevano in banchi naturali. Si parla della Gavette, un’ostrica piatta dal sapore di nocciola, poi scomparsa e sostituita da ostriche allevate. Nel 1859 ci si ingegnò per allestire un sistema di collettori fatti di tegole e di legno affinchè le ostriche vi si fissassero. Fu Victor Costes ad idearlo.

 

Poi nel 1868 si verificò un fatto inizialmente insignificante e fu la svolta: la nave Morlaisien carica di ostriche  importate dal Portogallo si rifugiò a causa di una tempesta nell’estuario della Gironda. Il carico si avariò e fu quindi gettato in mare tra Talais e Le Verdon-sur-Mer. Le ostriche, anziché morire, formarono un immenso banco naturale lungo tutta la costa dove si continuò ad allevarle.

Nel 1970 fu la volta delle ostriche giapponesi che sostituirono quelle portoghesi dopo un’epidemia. Oggi si coltivano più di 10.000 tonnellate di ostriche all’anno. Scoprire il mondo degli ostricoltori, imparare a conoscere i differenti tipi di mollusco è possibile lungo la Route de l’Huitre, la Via dell’ Ostrica.

Se, come me, siete costretti a rimandarne l’esperienza e a rimanere nei pressi di Arcachon vi lascio due indirizzi per gustare le ostriche in semplici cabanes, palafitte sull’acqua con poco altro se non un buon bicchiere di vino e il profumo dell’oceano: la Cabane de l’Aiguillon appena fuori il centro di Arcachon e la Cabane du Paliquey , in località La Teste de Buch.

Curiosità: pare che le ostriche in questa zona vengano servite con le crepinettes, piccole salsicce di produzione locale. Io le ho provate con  una sorta di terrine, un paté in scatoletta e non era male. Provare per credere.

Togliete le scarpe!
Togliete le scarpe!

 

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