Settecento stanze che occupano un intero isolato affacciate sul porto e sugli archi della marina. A due passi via Etnea e la piazza con la cattedrale e il “liotru”, l’elefantino simbolo di Catania.
Se decidete di visitare Palazzo Biscari ad accogliervi, con ogni probabilità, ci sarà uno dei diretti discendenti del quinto principe di Biscari e di sicuro non vi annoierete perché la storia degli innumerevoli abitanti del palazzo, di secolo in secolo, è un incalzare di storie piccanti, aneddoti raccapriccianti, eredità, passioni, amori e amanti.
Palazzo Biscari, stretto nel reticolo di strade di Catania vecchia, lo vedi subito arrivando dal mare: i putti e i fiori di pietra bianca si stagliano netti sui muri di nero basalto dell’Etna. Il terremoto del 1693 aveva praticamente raso al suolo mezza Sicilia e il Palazzo Biscari lo tirarono su con le fondamenta sulle mura cinquecentesche della città, i bastioni voluti da Carlo V risparmiati dal sisma.
Quando il diretto discendente del principe di Biscari ci ha aperto “porta di casa” pensavamo ad una visita formale che si è invece trasformata in un racconto dinamico con un pubblico di argentini, francesi ed italiani in un’allegra torre di Babele. E’ stato lui ad indicarci il foro in una delle tele del salone centrale. Rococò, bellissimo, un susseguirsi di specchi, ori, marmi, affreschi, cineserie a più livelli. Al terzo livello, sotto la cupola, è stata creata una loggia dove si sistemavano i musicisti durante i concerti tenuti dai principi Biscari. Ci arrivavano attraverso una scala in stucco bianco. Dicono che assomigli al “fiocco di una nuvola”. A me sembra che i gradini siano spinti su dalla spuma di un’onda.

E proprio vicino la scala, in alto a destra, nella parte finale del salone, c’è il dipinto col buco di cui vi parlavo prima. E’ uno dei segni lasciati dalle partite a tennis giocate nel salone durante la Seconda Guerra Mondiale quando gli inglesi sbarcarono in città. Lo volevano abbattere Palazzo Biscari. Poi fortunatamente cambiarono idea e tra stucchi dorati e maioliche dei mastri artigiani di Vietri allestirono un campo da tennis.
Accanto al salone centrale ci sono una parte, minima, degli appartamenti privati, tra boiseries, intarsi e preziose stanze da bagno. Sono adiacenti ad un altro palazzo, quello dove soggiornava l’amante ufficiale di uno dei principi di Biscari, comodamente collegato da un passaggio diciamo segreto…un’altra amante, meno fortunata, fu murata viva da qualche parte nel palazzo e ancor oggi la ricordano come la “gatta di Biscari” per i suoi lamenti disperati.

A Palazzo Biscari organizzano su richieste meeting, ricevimenti, sfilate, brunch e pranzi di gala e se dubitate che ad ospitarvi e a farvi da cicerone sia proprio un diretto discendente dei principi di Biscari, guardatevi intorno, osservate i ritratti di tutti i discendenti di Ignazio Paterno Castello, quinto principe di Biscari che volle realizzare il palazzo. Non avrete dubbi…il naso non mente.

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