Sicilia. Terra di Santo Stefano. Qui green è uno stile di vita

Il grano coltivato da Nino Crupi
C’è un momento in cui il grano cresce veloce e si fa spiga. Se lo stai a guardare, sembra quasi di vederlo crescere…

Quante volte avete sentito la parola <green>? Vivi <green>, vesti <green>, mangia <green>. 

A casa Crupi la parola <green> è un concetto semplice e concreto praticato da generazioni. La sua <transizione verde> Nino Crupi la pratica da anni a contatto con la terra, quella lasciatagli dai suoi avi.

Siamo a Santo Stefano di Briga, piccolo borgo del comune di Messina in Sicilia, un tempo Santo Stefano Soprano, terra fertile contesa da nobili e ordini monastici.

Qui, alla Terra di Santo Stefano, Nino il Contadino (ama farsi chiamare così dalle scolaresche che accoglie in azienda e a cui dedica un canale youtube) ha ripreso la coltivazione di limoni, mandarini e clementine –  vanto del borgo e da tanti abbandonata – e intrapreso la coltivazione di grani antichi siciliani e qualità di legumi quasi dimenticati.

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Terra di Santo Stefano. Qui green significa genuino, autentico, semplice

Agricoltura eroica in Paradiso. Maiorca e Mongibello

Sono belle le terrazze sulle colline di contrada Segreto dove Nino fa crescere il grano. Stanno appese sul mare azzurro dello Stretto e non è semplice coltivarle. Eppure qui cresce rigoglioso il grano tenero Maiorca e il grano duro Mongibello. Nessun pesticida, meccanizzazione limitata e mietitura a mano per ottenere una farina e una semola genuine e con intatte le proprietà nutrizionali.

Il grano viene molito con una macchina in legno di pino e due macine in pietra lavica che non superano i 200 giri al minuto e che quindi non si surriscaldano alterando il prodotto.

La zia Giovanna fa l’occhiolino da casarecce e penne

Paccheri, spaccatelle e caserecce stanno in bella mostra allineati sugli scaffali de La Molinara, il punto vendita dell’azienda, nella stanza accanto a quella in cui viene macinato il grano. Le terrazze dove il grano cresce sono a pochi minuti di macchina, o meglio di moto Ape con cui Nino Crupi fa su e giù dalle sue colline. Un percorso virtuoso del prodotto che si conclude nella pasta a lenta essiccazione trafilata al bronzo che <la Molinara> produce. Su ogni confezione c’è zia Giovanna, ben impressa sul marchio aziendale, che ne ricorda lo spirito semplice e le radici autentiche. Zia Giovanna è infatti l’ultima <molinara> di Santo Stefano di Briga: il suo mulino ha macinato grano sino al 1960 dopo 900 anni di onorata attività.

Oggi non esiste più ma il grano prodotto da Nino è buono come quello di un tempo.

La Molinara

Il colore ambrato e mai uguale di paccheri e caserecce è dato dal 30% di semola integrale nell’impasto

Non solo grano. Conoscete la <Signuredda>?

Un fagiolo rosa antico con un occhiello più scuro che ricorda un cuoricino. E’ la Signuredda, varietà pura ormai dimenticata di cui Nino ha salvato appena mezzo chilo donatogli da uno zio. Da quel mezzo chilo ne ha tirati fuori centoventi. L’ultimo raccolto non è stato dei migliori ma Nino non molla.

Il fagiolo Signuredda, allo studio di ricercatori e centri universitari per proprietà e caratteristiche, lo coltiva insieme a lenticchie e ceci Pascià che si alternano al grano per ossigenare e rendere più fertile la terra.

Terra di Santo Stefano
Avete mai visto una pianta di lenticchia?

Da tempo, poi, in contrada Passo della Scala, si sperimenta la coltivazione del Tacle, agrume creato dall’arancia Tarocco e Clementino.

Quando è nata la figlia, Nino, in Paradiso (così chiama la sua terra), ha piantato alberi di noce Hartley, Chandler, Franquette e Howard e mandorli di Pizzuta d’Avola e Genco.

Ma non finisce qui. Le mani servono per essere usate, ripete Nino, e le sue virano da sempre al <green>.

Terra di Santo Stefano
E se provassimo a preparare un Pan di Spagna con farina Maiorca?

8 commenti Aggiungi il tuo

  1. Luca Perissinotto ha detto:

    Queste aziende le ammiro, sono delle realtà da visitare e sostenere, soprattutto per la passione che ci mettono

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    1. dettabroad ha detto:

      Te la passano sai? Sono un’iniezione di ottimismo e un esempio.

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  2. Ha ragione a definirlo Paradiso! È proprio così che lo immagino (certo, con un po’ di neve almeno una volta all’anno) 😉 Anche in Costiera questo tipo di agricoltura viene definita eroica, e in effetti è veramente un lavoro da prodi e valorosi!
    Non conoscevo quella varietà di fagiolo, spero di tornare presto nella tua terra per poterlo gustare 🙂
    “Le mani servono per essere usate” quanta saggezza in Nino!

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    1. dettabroad ha detto:

      Non mi vergogno a dire che, ad esempio, non avevo mai visto una pianta di lenticchia. A volte penso che abbiamo proprio perso i punti di riferimento reali…

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  3. DanieleD ha detto:

    Bellissimo articolo e una meravigliosa regione da scoprire… ah dimenticavo il pan di spagna da assaggiare😄

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    1. dettabroad ha detto:

      Per quello occorre acquistare la farina speciale di Nino e farsi spifferare la ricetta! Grazie Daniele

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      1. DanieleD ha detto:

        …quello che mi preoccupa è che non sarà facile “farsi spifferare la ricetta”😄

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      2. dettabroad ha detto:

        Lo farà. Nino è un uomo generoso che ama raccontare i suoi prodotti

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