Casa mia. Quel pezzetto, l’angolo pizzuto di Sicilia che si tuffa nello stretto di Messina. Calabria e Sicilia che si guardano, il blu del mare, una favola. Nel tran-tran della vita quotidiana è il mio rifugio. Immaginate di zoomare con Google su Messina e di avvicinarvi sempre più al paesino di pescatori sullo Stretto. La vedete Torre Faro? E la piazzetta con la chiesa? C’è il mio bar preferito quando scelgo di arrivare a piedi sino alla punta e godermi la spiaggia ora, quando i lidi sono ancora chiusi e la pace è assoluta. Mi godo il primo sole e il viavai di gente. C’è chi sceglie la bici, chi porta a spasso il cane, chi corre un po’ e chi, come me, passeggia lenta.
Mi fermo a guardare la striscia di sabbia che sembra muoversi col mare e le tante sfumature di blu all’orizzonte. Capo Peloro, punta estrema della Sicilia, punto di ingresso a nord dello Stretto di Messina. Sentinella a guardia del braccio di mare col suo faro.
Sono le correnti che rendono speciale il panorama e lo colorano con sfumature che cambiano ad ogni ora. A largo ci sono le barche dei pescatori locali. Da qualche settimana anche le spadare, le antiche feluche, le tipiche imbarcazioni per la pesca del pescespada nello Stretto, con le lunghe “ntinne”, le antenne, una verticale e una orizzontale.
Da un lato il mar Ionio, dall’altro il mar Tirreno, terra di confine. A volte la Calabria sembra vicinissima, quasi la puoi toccare. E’ la “Fata Morgana”, il fenomeno di rifrazione che, visivamente, congiunge le due coste azzerandone la distanza. A me lo Stretto piace anche quando è avvolto da una fittissima nebbia. “A Lupa iè”, “E’ la Lupa”,dice Franco, il pescatore che abita vicino casa mia. Masse d’aria calde incontrano le acque dello Stretto e la costa calabrese scompare…ed appare l’ignoto.
Oggi però c’è il sole ed è meraviglioso. Vicino la piazzetta, a Torre Faro, proprio accanto al fruttivendolo, c’è una colonia nutrita di papere. In qualsiasi periodo dell’anno le vedi spaparanzate al sole, intente a rincorrersi e a litigarsi un pezzetto di lattuga. Qualcuna si nasconde sotto l’Ape verde fiammante parcheggiata lì. Altre si muovono tra cassette di legno ed un torsolo di mela. Di tanto in tanto una papera sbuca in spiaggia. La scorsa domenica una mamma papera seguita da due minuscoli paperotti sfilava vicino al bagnasciuga. Ogni tanto scompariva tra gli scogli tra le lenze dei ragazzini che si divertivano a pescare.
Uhm, un buon caffè, la prima granita alla fragola con panna della stagione e magari il libro che da mesi aspetta fiducioso sul mio comodino.
Quasi quasi faccio un pensierino per un “coppo” di franceschini, piccoli calamaretti per un aperitivo a pranzo. Ne sento il profumo che esce da un chioschetto che vende pesce fritto vicino la spiaggia.
Mi godo l’aria ancora un po’ frizzante prima di stendermi al sole. E’ domenica. Dolce far niente.
Leggendo l articolo ho avuto 5 minuti di pace… grazie!
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love you…
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