non esistono viaggi perfetti. solo viaggi che ci fanno felici
Nasce per mano dell’uomo trenta anni fa ma sembra voluto da un’energia superiore che qui circola e ha senz’altro casa.
E’ il Teatro Andromeda, opera di Lorenzo Reina, <sospeso> a mille metri sui Monti Sicani in provincia di Agrigento, Sicilia.
Poche parole, Lorenzo Reina non parla dei suoi lavori. Ritiene che l’arte non possa essere spiegata, che la parola non restituisca appieno l’emozione che regala: diretta, pura, semplice.
Al Teatro Andromeda ci devi voler andare.
Lontano dai circuiti turistici, anni luce da spiagge affollate e città colorate e rumorose, il Teatro Andromeda è appena fuori il centro abitato di Santo Stefano Quisquina, a pochi chilometri dall’eremo dove i frati devoti a Santa Rosalia continuano a venerare la vergine palermitana nella grotta in cui passò gran parte della vita.
In contrada Rocca, al termine di un sentiero di campagna che si inoltra nei boschi, è luogo dal silenzio <rumoroso>, quello della natura, che avvolge interamente il sito coi suoi ritmi sempre uguali. Ritmi di luce, che regala sfumature diverse ad ogni ora; di vento, che persino in estate, al tramonto, sferza e tonifica al termine di giornate afose; di neve, che in inverno scende lieve su ogni pietra.
Una cinta di grandi pietre collocate a partire dai primi anni ’90 da Lorenzo Reina che custodiscono un teatro che per tetto ha il cielo e le stelle della costellazione di Andromeda. 108 per l’esattezza, lo stesso numero dei posti a sedere che occupano il teatro, collocati rispettando la posizione delle stelle in cielo.
Prendere posto all’interno del teatro è come prendere posto nell’universo. É come ritrovare il proprio spazio in un sistema armonico fatto di energia e di luce.
Per accedervi occorre superare la Porta del Giorno e della Notte, esigua, raccolta. Per oltrepassarla bisogna farsi piccoli, chinarsi, cedere alla meraviglia e allo stupore, accoglierne la grandiosità. Davanti il palco, circolare, un arco che fa da quinta affacciato sull’infinito.
Ai confini di quell’infinito il Canale di Sicilia e, se si è fortunati, l’isola di Pantelleria.
Il Teatro Andromeda è collocato all’interno di un grande parco ispirato all’arte e alla natura. Un microcosmo chiamato Fattoria dell’Arte Rocca Reina. Un museo a cielo aperto dove le opere di Lorenzo Reina ti accolgono e segnano il percorso.
Alcune sono enormi, riempiono lo spazio; altre giocano a nascondino, si confondono nella vegetazione; tutte richiedono tempo e attenzione.
Icaro Morente di Giuseppe Agnello anticipa la Maschera della Parola, maschera, volto, personaggio. Dalla sua bocca, ad ogni solstizio d’estate, filtra la luce del sole al tramonto.
Ai suoi piedi giace, quasi conficcata nella terra nuda, Genius Loci.
File di pietre in fragile equilibrio appaiono nel parco, un parco che muta, un’opera in divenire, mai conclusa, mai perfetta. Persino le pietre del teatro hanno nel tempo cambiato colore: da bianche, oggi assumono un tono ocra caldo e morbido, ottenuto da acqua e curcuma.
La Fattoria Rocca Reina è museo, laboratorio, cammino. Ma anche ovile, vigneto, orto.
Chi lo ha creato conosce il fragile equilibrio della natura e il suo rapporto con l’uomo, lo rispetta e possiede il dono di saperlo tradurre in arte. Quasi che le sue opere ne fossero simbolo e trasposizione in umile materia.
Ma chi è Lorenzo Reina?
E’ un artista, perché l’arte non la impari. Puoi perfezionarla, conoscerne grammatica e codici ma devi sentirla dentro, deve farti suonare.
Con Lorenzo è stata musica sin da piccolo quando, figlio di pastore, abbandonò gli studi e si dedicò alla pastorizia continuando a coltivare la passione per l’arte.
Fu facendo il pastore che percepì la forza e l’energia del palcoscenico naturale in cui decise di creare il Teatro Andromeda.
Oggi la fattoria Rocca Reina è polo d’arte, calamita naturale per artisti, musicisti, scrittori, registi. Gli eventi qui organizzati attesi e rapidamente sold out. La sua storia e il suo prestigio sono arrivati alla Biennale di Architettura di Venezia. Il creatore e artista Reina è stato ispirazione per il regista Davide Gambino e il suo film <Pietra pesante>.
Resta però un luogo <semplice>, dove ognuno, ciascuno a suo modo, può continuare a stupirsi ed emozionarsi. <Assabbenedica> è la prima parola che vi verrà rivolta al principio. É l’unica che ti accompagna fedele durante tutto il cammino.
È vero, è un luogo dove ci si deve voler andare e avremmo voluto farlo quando siamo stati nella Valle dei Templi di Agrigento. Purtroppo per questioni logistiche non è stato possibile, quindi la visita è solo rimandata: dalle tue parole e dai tuoi scatti si percepisce chiaramente la magia del luogo, “sospeso” sulla Sicilia come la galassia a cui si ispira! 😉
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Mi hai portato con te in un mondo magico. Il Teatro Andromeda è reale ma assume connotati spirituali attraverso le tue parola e le tue foto.
Guardo l’arco sull’infinito che fa da scenografia naturale al palcoscenico ed immagino attori e scene prender vita. Un genio Lorenzo Reina.
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Grazie Simona. Di cuore.
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Sembra davvero di fare un salto indietro nel tempo. Sembra un luogo misterioso e magico allo stesso tempo
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