Ha un fascino speciale lo Spasimo a Palermo. Ha il fascino delle cose che nel tempo si trasformano ma che, ad ogni passaggio, nascondono un pezzetto del momento che è passato. Se hai pazienza, lo Spasimo, oggi complesso monumentale, quei pezzetti te li restituisce regalandoti una nuova trama, ricca di segni e cicatrici, preziosa, bellissima.
Fra piazza Magione e via Lincoln, nel mandamento dei Tribunali, doveva essere una chiesa. Non lo è mai stato. Avrebbe dovuto custodire un dipinto di Raffello, lo Spasimo di Sicilia, un dipinto unico e fortunato perché salvatosi da un naufragio che non lasciò nulla della nave che lo trasportava se non la cassa che lo conteneva.
Oggi la chiesa che non fu chiesa ti accoglie senza Raffaello, che fu portato in Spagna da Filippo IV ed oggi sta al Prado. Attraversi la prima parte, con i resti del chiostro cinquecentesco e i capitelli con le foglie d’acanto e le palmette, e poi arrivi alla parte principale, splendida e grandiosa, senza tetto e con un albero che fa capolino nel cielo di Palermo.
E’ qui che mi piace stare, sotto l’abside e la finestra monofora da cui si intravede un ciuffo di verde. Mi piace stare a sentire lo Spasimo che ti racconta di quando fu teatro, poi lazzaretto, ospedale e persino deposito dove i palermitani tenevano la neve delle montagne che usavano per fare sorbetti e gelati. Durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale ci stavano le opere d’arte portate via dai palazzi distrutti, poi ci trasportarono le salme dei caduti. Mi piace il suo essere niente e diventare tutto, il suo continuo evolvere, regredire, trasformarsi.
Oggi allo Spasimo è tornata la vita e la musica e d’estate, sotto una navata a cielo aperto, senti solo le note dei concerti organizzati dalla fondazione The Brass Group e dalla Scuola Europea d’Orchestra Jazz.
bellissimo!!!!!
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