E’ già sera quando entriamo e il tempio che fa da sfondo comincia ad accendersi di luci calde. Alle nostre spalle c’è il Lotus Pond, un piccolo lago con centinaia di fiori di loto magenta a pelo d’acqua. Lo spettacolo inizia puntuale, alle 19.30: in silenzio, sfilano tutti i componenti dell’orchestra vestiti di turchese, le donne coi capelli tirati su e frangipani tra le ciocche, gli uomini col tipico copricapo sul sarong.
A Bali non è raro assistere a spettacoli di danza e musica tipici. Il suono delle orchestre di gamelan, per lo più composte da strumenti a percussione, risuona ovunque sull’isola ed esibizioni di danze Barong, Kecak e Legong sono proposte nei maggiori centri turistici.
A Ubud diversi gruppi si dividono la scena nei giorni della settimana. Al Pura Taman Saraswati, il Palazzo sull’Acqua di Ubud, va in scena il Chandra Wati il martedì, giorno in cui arriviamo sull’isola. Ancora storditi dal viaggio e dai profumi e i colori che ci accolgono decidiamo di comprare il biglietto, 160.000 rupie, poco più di 10 euro in due, un centinaio di posti forse.
Quando iniziano a suonare xilofoni, tamburi, gong e flauti di bambù rimaniamo inebetiti, quasi ipnotizzati e l’ora successiva vola in pochi istanti mentre sul palco si alternano ad ogni danza personaggi differenti: ballerine e ballerini in perfetto sincrono che alternano i movimenti di braccia, gambe e busto a quelli di dita e capo con una grazia e al tempo stesso una precisione sorprendenti. Ai movimenti del corpo si aggiunge la mimica del volto. Gli occhi degli artisti riescono a trasmettere rabbia, curiosità, felicità nello spazio di una mano che si piega e di un battito di ciglia.
Ogni danza ha una storia, personaggi e costumi diversi: seguiamo sul programma la storia di Cendrawasih, l’uccello del paradiso dell’isola di Irian, quella dell’”uomo che invecchia”, la Topeng Monyer, una delle maschere balinesi più antiche. E poi la danza di benvenuto, la Puspa Wresti, la Panji Semirang e infine la Kelinci, la mia preferita, la danza del coniglio eseguita da bambine bravissime.
Ogni scenografia ha attori e ballerini differenti, costumi e accessori che cambiano. L’unica costante è l’orchestra: ogni musicista resta seduto con le gambe incrociate davanti al proprio strumento durante tutto lo spettacolo. Chiedo a una di loro una foto ricordo davanti il suo xilofono. Mi accoglie con entusiasmo abbracciandomi: da qui la prospettiva cambia e il laghetto con i fiori di loto ha una luce speciale. Sono davvero emozionata.