I Sassi a Matera. La logica dell’essenziale

Matera
Matera. Di pietra e di luce

La logica c’è, anche se non si vede. Una logica primordiale, atavica, tanto antica da risalire all’Età del Bronzo.

Il paesaggio dai belvedere sui Sassi a Matera è caotico, brulica vita, genera vertigine al primo sguardo. Una fitta e stramba rete di case, cortili, giardini e strade che, funamboli, stanno uno sull’altro. Pietra viva e mutevole aggrappata alla pietra.

Pietra, la calcarenite, che ha generato vita, dato rifugio, delineato il paesaggio e consentito alla comunità materana, uno dei primi insediamenti urbani in Italia, a crescere e attraversare i secoli.

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Street poetry

La logica nel tempo non è mai cambiata, legata al valore dell’economicità e del rispetto delle risorse a disposizione. Poche, a dire il vero, ed essenziali. La capacità e la genialità dei materani ha fatto il resto, creando dal nulla un panorama unico al mondo, i Sassi.

Qui, ogni singolo spazio è stato scelto, scavato, modellato, adattato. Non si perde nulla a Matera e ciò che al paesaggio si toglie, al paesaggio ritorna. Lo spazio ricavato nella materia grezza si trasforma in qualcosa di diverso – casa, bottega, chiesa – grazie a quello stesso materiale sottratto che torna sotto forma di tetto, mattone, selciato. Il pieno diventa vuoto e il vuoto ridiventa pieno. Un pieno utile però, e di tutti.

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Matera è comunità

Cisterne e Palombari. Cattedrali dell’ingegno

Il concetto di comunità a Matera è un concetto nato dalla necessità di condividere ciò che c’era a disposizione. L’acqua, bene essenziale ed insostituibile ha messo nel tempo a dura prova il saper fare dei materani che anche in questo caso hanno saputo sfruttare spazio, luce e materia a disposizione. Il sistema di raccolta delle acque a Matera si è rivelato così ingegnoso da esser valso ai Sassi la nomina, nel 1993, di Patrimonio Unesco. Una rete di cisterne, piccole e private, enormi e comuni, collegate le une alle altre attraverso una rete di canalizzazione ed un ingegnoso sistema di vasi comunicanti.

Cavità interamente artificiali, quindi, e non grotte naturali, scavate nella pietra viva che nel tempo hanno spesso assunto forme spettacolari trasformandosi in vere e proprie “cattedrali di pietra”, capolavori di ingegneria idraulica.

Come l’antico Palombaro del Sasso Caveoso, profondo 15 metri e alimentato da acque piovane e sorgive o il Palombaro Lungo, la più grande cisterna della città, realizzata in fasi diverse, a partire dal XVI secolo, che raggiunge una capacità di cinque milioni di litri d’acqua, una profondità di sedici metri e una lunghezza di cinquanta. Le sue pareti sono rivestite in cocciopesto, uno speciale intonaco impermeabile di terracotta di cui i materani compresero l’efficacia e l’uso peculiare.

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Il Palombaro Lungo. La cattedrale laica dell’acqua

Sostituito da un più moderno acquedotto, il Palombaro Lungo è stato svuotato quasi completamente nel più recente passato e dotato di comode passerelle che ne consentono la visita e la percezione di tanta grandiosità e ingegno.

Matera è comunità

Matera è comunità e da secoli fa rete, lo abbiamo capito. Un concetto semplice, autentico e genuino come il pane che in tutta la Basilicata è davvero speciale, con la sua tipica forma a “cornetto”.

Il pane qui, nei Sassi, un tempo veniva cotto in forni comuni che consentivano una buona resa ed un evidente risparmio in termini di fatica e risorse. L’impasto veniva quindi ripiegato di modo che occupasse meno spazio, da lasciare ad altre pagnotte, e che sfruttasse l’altezza, altrimenti inutilizzata.

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Un timbro del pane che è memoria, arte, amore

Le grandi forme dovevano però essere riconoscibili, a ciascuno la propria. Da qui la nascita dei “timbri del pane” che ogni famiglia creava per sé e custodiva. Ad ogni gruppo o clan un simbolo diverso che si trasformava in vezzo e spesso veniva associato ad una caratteristica della famiglia o della persona che lo possedeva. Splendidi oggetti che oggi sono arte, gelosamente conservati a memoria di un passato non troppo lontano. Come quello mostratomi da Aldo Adorisio, collaboratore APT e ambasciatore orgoglioso della sua terra: il padre lo creò appositamente per lui, un pezzo unico, senza tempo.

La pietra è fede a Matera

Aldo lo incontro all’interno della chiesa rupestre di Santa Maria de Armenis, una delle più antiche. La visita della chiesa mi introduce alle tante, tantissime chiese rupestri, luoghi di culto scavati nella roccia che caratterizzano il paesaggio materano e la Murgia.

Alcune sono visitabili nel parco della Murgia materana, già a partire dalla porzione antistante Matera. Da qui, la città dei Sassi sembra un presepe, specie al calar del sole quando si accende di calda luce.

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Come un presepe

Altre sono più distanti come la Cripta del Peccato Originale, oggi recuperata e visitabile, meraviglia infinita e tesoro inestimabile.

La geografia delle chiesi rupestri in Basilicata è ampia ed articolata ma è sufficiente partire da quelle presenti all’interno dei Sassi per avvicinarsi a tanta bellezza e comprenderne l’imprescindibile legame con Matera. Non dicevamo forse che la logica qui è essenziale e primordiale? E cosa c’è di più essenziale e primordiale della fede e dell’arte?

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Sullo sfondo il complesso del Monterrone, lo sperone di roccia che si erge nel Sasso Caveoso

Tra tutte, il complesso del Monterrone, lo sperone di roccia che si erge nel Sasso Caveoso. Due chiese scavate nella roccia, la Santa Maria de Idris e la San Giovanni in Monterrone, una quasi dentro l’altra, in un susseguirsi di affreschi che vanno dall’XI al XVIII secolo.

Santi, arcangeli, una Madonna, un Cristo Pantocratore, la Natività: figure complesse ed enigmatiche che emergono da un passato antico e che oggi tutti possono ammirare grazie al lavoro di diverse associazioni ed enti.

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Il Cucù, il fischietto in argilla di Matera. Giocattolo ante litteram, potente talismano, simbolo di virilità e oggetto del corteggiamento. La tradizione a Matera è tutelata e promossa

Essenziale a Matera è il bene comune

La logica c’è e talvolta è immediata e tangibile a Matera. È la logica del fare, è la logica del bene comune, è la logica della tutela della propria identità.

E Matera, capitale della cultura europea 2019, questa logica continua a promuoverla e a sentirla sua. Lo percepisci nelle strade e nelle piazze eleganti e curate, nelle botteghe artigiane e nei laboratori d’arte, nel ricco calendario di eventi culturali, persino nella costante ricerca di sapori e profumi che ti ritrovi nel piatto.

Ma questa è un’altra storia…

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Di notte. Quando Matera è fiaba

9 commenti Aggiungi il tuo

  1. Matera è il classico esempio di come in Italia, quando ci impegniamo, sappiamo trasformare un luogo segnato da secoli di abbandono e trasformarlo nell’ennesima perla che tutto il mondo ci invidia!
    Come sempre tu sai raccontato un luogo e l’atmosfera che si respira in maniera perfetta andando ben oltre il classico “cosa fare e cosa vedere a…”!
    Grazie soprattutto per averci fatto scoprire la meraviglia che porta il nome di Palombaro Lungo!

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    1. dettabroad ha detto:

      La visita è breve, circa un quarto d’ora, ma l’emozione è davvero grande. I rumori ovattati, i riflessi blu, turchesi, verde smeraldo sulla pietra, le pareti che salgono morbide e irregolari…

      Grazie mille ragazzi. I vostri commenti mi sono preziosi.

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  2. Intenso racconto di Matera. Sei andata a scavare nella sua anima 🙂

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    1. dettabroad ha detto:

      Grazie di cuore per la tua generosità.

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  3. Una logica che purtroppo sfugge ai visitatori degli ultimi tempi. Una logica che va afferrata, percepita e fatta propria… è una magia che purtroppo non sempre avviene. Quanti turisti tornano da Matera con questa “illuminazione”? Pochi, la logica di tanti è portare a casa lo scatto instagrammabile 😦
    Bellissima la tua visione (e versione) di Matera!

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    1. dettabroad ha detto:

      Grazie Orsa. Sì, è vero, sono in tanti in fila per lo scatto trito e ritrito e tanti a sfruttare l’attuale notorietà del posto. Ma, a differenza di altri dove, ho sentito forte la volontà di chi ci vive di mostrare aspetti autentici della propria terra. Aldo, ad esempio, è rimasto a lungo a parlare con me chiedendo a me e agli altri visitatori di farsi “ambasciatori” di Matera; sono stata avvicinata per strada da chi, vedendomi con una guida in mano, mi suggeriva dove andare; e dentro una delle chiese principali, Rocco, il custode e responsabile, si è offerto di mostrarmi alcuni affreschi e lo splendido affaccio sulla Murgia. C’è stata davvero un’empatia speciale a Matera…

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  4. onil52 ha detto:

    Bellissima la street poetry sul bidone della monnezza. Ti ispira, anche se non vuoi.

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    1. dettabroad ha detto:

      Scoperto a Matera, il Poeta della Serra sembra essere molto conosciuto anche altrove. A me piace molto. Non è mai scontato.

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