L’hanno chiamata “giardino di pietra”. Noto, un giardino incantato abitato da personaggi che col passare delle ore sembrano animarsi: angeli, sirene, leoni, figure arcaiche e grottesche, mostri e divinità.
La pietra quasi bianca al mattino diventa miele e poi si accende al tramonto. Quel putto potrebbe girarsi e regalarti uno sguardo, il grifone prendere vita e volare via. Le creature di Noto stanno sulle facciate delle chiese, nelle arcate dei portoni, aggrappate ai palazzi dei nobili siciliani. I guardiani di Palazzo Nicolaci occupano i balconi dell’intero edificio.
Dentro, sale sfarzose, stucchi, dipinti, le tende alle finestre leggere come veli. Mi ricordano il corredo che le madri e le nonne preparavano per noi giovani donne siciliane. Lenzuola, tovaglie, asciugamani. Ciascun pezzo ricamato dalle mani abili e esperte della zia che non si era maritata, ora per la figlia del fratello, ora per l’altra nipote. Uncinetto, chiacchierino, arte antica. Ogni pezzo un capolavoro.
La bellezza in Sicilia è cosa lenta. Non bisogna avere fretta. Occorre pazienza.
Dolci sontuosi, ricchi, barocchi. Anche per loro, in Sicilia, occorre tempo, pazienza. A pochi passi da palazzo Nicolaci c’è il Caffè Sicilia, istituzione cittadina dal 1892. Ancora arte, ancora storia…
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