Bagheria. Occhi su villa Palagonia

Ai lati del cancello sul retro, a villa Palagonia, ci sono due guardiani mostruosi. Quello a sinistra ha tre mammelle e due caproni per orecchie. L’altro, sulla destra, ha un paio d’occhi chiusi e sopra un altro paio, stavolta aperti, poi uno da ciclope e infine su, sulla punta di un capo appuntito e innaturale, l’occhio più grande, spalancato.

Guardo oltre il cancello e penso a quanto grandiosa doveva essere villa Palagonia e Bagheria, luogo di residenza dell’aristocrazia palermitana, prima che il paese e una cementificazione selvaggia inglobasse tutto. Immagino il lungo corridoio di figure mostruose, l’arco dei “Tri Purtuna”, dei Tre Portoni, attraverso cui gli ospiti arrivavano a casa di Francesco Ferdinando Gravina e Alliata, principe di Palagonia. Di quello splendore, rimangono due colonne lungo il corso principale, che se ne stanno lì quasi per caso, forse chiedendosi che ci stanno a fare tra palazzine e panni stesi.

Oggi però ci faccio meno caso. A distrarmi c’è la voce di Lara e Richard, due studenti dell’Istituto Tecnico Economico e per il Turismo di Bagheria. Guide d’eccezione, come tanti loro compagni di scuola, nel progetto “Alternanza-Scuola-Lavoro”. L’idea è quella di alternare lo studio del settore turistico sui libri alla pratica sul campo. E il “campo” è il territorio di Bagheria, un patrimonio siciliano di enorme valore, a volte dimenticato.

Sono Lara e Richard a farmi notare che l’occhio che vede, nella statua del guardiano sul retro di villa Palagonia, quello che più comprende, è in testa, nell’intelletto. Lara e Richard mi seguono passo passo nella villa mostrandomi intarsi, affreschi, mosaici e stucchi, busti marmorei e saloni ricoperti, dal soffitto ai pavimenti, da specchi. Mi raccontano delle follie del padrone di casa, Francesco Ferdinando Gravina, che amava nascondersi nei passaggi segreti della villa, spiare gli ospiti e sbalordirli con sedie zoppe, tavoli che pendevano da un lato e divani i cui velluti nascondevano spuntoni e spine. Il “negromante”, lo chiamavano. E genio o folle che fosse, volle centinaia di statue in tufo di Aspra nel perimetro della villa: figure antropomorfe e mitologiche, nani e musicisti, serpenti e dame, i “mostri” di villa Palagonia.

 

E tra quei mostri c’è il guardiano con tanti occhi e io, i miei di occhi, li tengo ben aperti perché villa Palagonia non mi è mai sembrata così bella. Mi annoto i suggerimenti di Richard e Lara che mi consigliano altre meraviglie a Bagheria e lo fanno con l’entusiasmo dei loro anni, con la passione e la voglia di fare, coi loro occhi puntati al futuro.

Di quella passione tanti compagni di Lara e Richard ce ne hanno messa tanta anche al Museo Guttuso, a Villa Cattolica, riaperto al pubblico, dove in questi giorni di festa vi accolgono ad ogni stanza e con l’unicità dei loro anni, perfettamente imperfetta, vi raccontano un luogo di tradizione, arte e cultura siciliane. Ma questa è un’altra storia.

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