Palermo. McCurry al Gam

E’ bellissima la mostra del fotografo Steve McCurry ospitata al Gam, la galleria di arte moderna nel cuore di Palermo. Oltre 100 scatti, selezionati ed organizzati in Icons visitabile fino al 17 febbraio.

100 scatti appena in realtà perché le foto di Steve McCurry non smetterei mai di guardarle: viaggio nel viaggio, percorsi infiniti in giro per il mondo, non finiscono mai di incantarmi e stupirmi. Asia, Africa, America, Europa, le immagini di McCurry sono capaci di raccontarti la macro storia, quella dei grandi eventi –  la Prima Guerra nel Golfo, la caduta delle Torri Gemelle a New York, lo tsunami in Giappone, guerre e conflitti in Pakistan, Afganistan, Filippine, Cambogia, Medio Oriente –  e la micro storia, quella delle persone che McCurry ha ritratto.

Pensi che quella foto lì l’hai vista già ma poi ti sorprendi a notare ancora un dettaglio, un’espressione, un pezzo di paesaggio che no,proprio no, ancora non avevi notato. Negli occhi dell’uomo ritratto nel 2009 nel Rajasthan in India col volto segnato e cosparso dalle polveri colorate usate durante l’Holi, la festa dei colori, vedo per la prima volta riflessa la figura del fotografo e il luogo dov’era. Lo scatto ritrae solo l’uomo ma le sue pupille restituiscono il paesaggio indiano con i suoi archi da mille e una notte.025031028

Del pescatore sul lago Inle in Birmania riesci a seguire il movimento della gamba che spinge il remo nell’acqua. Lo senti, puoi ascoltare il rumore ritmico nella superficie del lago smossa dalla pagaiata.

Cosa penserà la ragazzina cogli occhi da adulta segnati dal kajal…e la bimba a Java che si ripara dalla pioggia sotto un cesto con l’acqua che le goccia dai gomiti? E’ spesso gente umile quella ritratta da McCurry. Lo vedi dagli abiti consumati, dalle rughe e i segni profondi  sui volti sporchi, sui volti di gente che lavora, coperti da polvere e fuliggine. Riesci ad afferrarne la bellezza anche quando di bello non c’è nulla. E’ la magia di McCurry: la grazia e la profondità laddove spesso nessuno la nota, ai più sfugge.027.JPG

E poi c’è lei, “la Monna Lisa della guerra afgana”, la profuga ragazzina, che McCurry ritrasse nel 1984 nel campo di Nasir Bagh a Peshawar, il campo profughi che accoglieva chi scappava dall’invasione sovietica dell’Afganistan. E’ l’immagine forse più conosciuta del fotografo della Magnum, quella che l’ha reso ai più famoso nel mondo. Quegli occhi verdi che non ti aspetti e uno sguardo che ti arriva come uno schiaffo.

Al centro della mostra al Gam hanno allestito una piccola area dove puoi seguire il documentario curato dalla National Geographic che racconta la ricerca di quella ragazza nel 2002 quando, dopo lunghe ricerche, McCurry ritornò in Afganistan per rintracciarla e ritrarla ancora una volta, donna adulta, moglie e madre con un nome stavolta , Sharbat Bibi…ancora una storia, ancora un percorso…ve l’ho detto con McCurry va così, ogni foto è infinita…

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