I miti non nascono per caso. Scoprirli significa risalire all’origine del mondo. E alla nostra.
Spiegano riti e usanze che, ancora oggi, spesso con un’etichetta altra, facciamo nostri e insegniamo ai nostri figli.
Nella Sicilia più intima, quella delle campagne infinite che circondano Enna, un mito antico continua a vivere nei campi dove, si racconta, il grano non conosceva stagioni e cresceva forte e abbondante in un’eterna primavera.
Ѐ il mito di Demetra, dea delle messi e della fertilità e di Kore, figlia amatissima. Tanto amata da cambiare il corso del tempo e della vita.

Aidone, Museo Archeologico Regionale. Iniziamo da qui
Culto assai diffuso, quello di Demetra e Kore nella Sicilia greca di tremila anni fa. Agrigento, Siracusa, Selinunte, ne rimangono tracce ovunque e di scavo in scavo, rinvenimenti e nuove scoperte confermano quanto, in Sicilia, abbia lasciato tracce profonde nella cultura dell’isola.
E non puoi che partire da Aidone, piccolo comune nel cuore dell’isola, dove un museo assai prezioso custodisce reperti tanto rari da essere stati contesi dai grandi siti museali del mondo.
Il vicino sito archeologico, Morgantina, ha portato alla luce una grande e prolifera polis e pezzi di inestimabili valore che, per anni, sono stati preda di tombaroli e finiti in collezioni private e musei internazionali.

L’esempio più eclatante è il ratto della Dea di Morgantina, divinità femminile, in calcare, forse in origine dipinto di rosa e blu e con le parti nude in marmo, alta più di due metri, imponente, semplicemente magnifica.
Venere, Era, Kore o Demetra. Chi era la Dea di Morgantina? Ciò che è certo è che nell’area di Morgantina il culto di Demetra e Kore era assai diffuso, come dimostrano i santuari di contrada San Francesco Bisconti, le innumerevoli maschere, protomi, i busti fittili e le statuette votive che oggi sono esposte ad Aidone, il simbolo della spiga sulle monete, strettamente legato alla divinità delle messi e alla produzione cerealicola dell’epoca.

La Dea di Morgantina fu restituita nel 2011 dal J.Paul Getty Museum di Malibu, Los Angeles, California e da allora, nel museo di Aidone, continua a incedere nello spazio col suo braccio teso. Forse reggeva una fiaccola. Era la fiaccola con cui Demetra cercava Kore?
Conoscete la favola delle stagioni? Ve la racconto.
La favola delle stagioni
Si narra che un giorno, Kore sia stata rapita da Ade, e portata con l’inganno nel regno degli Inferi e che la madre Demetra, disperata, la cercò per un tempo infinito, accendendo fiaccole dal fuoco eterno dell’Etna e abbandonando la terra ad un gelido inverno che mai aveva conosciuto.
Solo l’intervento divino la convinse a riportare il sole. Intervento divino che stabilì che Kore avrebbe fatto ritorno a casa, da Demetra, ma solo per sei mesi all’anno, i mesi della primavera e dell’estate. Per i restanti sei sarebbe rimasta con Ade, negli Inferi e autunno e inverno si sarebbero presentati sulla terra.
Donne e mito
I busti fittili che le giovani donne greche offrivano a Demetra e a Kore fanno bella mostra nel museo di Aidone ospitato nel convento di San Francesco dei Frati Cappuccini del XVII secolo, una location che già vale il viaggio.

I busti erano spesso adornati di fiori e gioielli, le pieghe dell’abito dipinte di rosa e con scene legate alla preparazione delle nozze. Erano preghiere mute di fertilità e felicità.
Ovunque, ad Aidone, fanno capolino figure femminili, più o meno grandi. Portano con sé un maialino, una piccola lucerna. Vi ricordate i simboli legati al culto di Demetra e Kore scoperti al M.A.FRA. di Francavilla di Sicilia dove un santuario a loro dedicato ha regalato i reperti più belli?
Il porcellino, la palla, il fior di loto, la melagrana.
Solo una manciata di chicchi di melagrana. Solo sei i chicchi che Ade offrì a Kore e che sancirono le nozze e resero la donna regina dell’Ade per sei mesi l’anno. Ma chi era Ade?
Ade, re degli Inferi. Tradito da un ricciolo blu
Ade, fratello di Zeus e di Poseidone, ebbe in sorte il regno sotterraneo che accoglie i morti. Cupo, dai tratti più marcati, generalmente vestito di chitone, una tunica senza maniche e di un pesante mantello, non esitò a rapire Kore.
Ed è a Serena Raffiotta, archeologa, che dobbiamo il ritorno di Ade ad Aidone. Parlo della Testa di Ade, sguardo profondo, folta chioma e barba, una barba dagli inconfondibili riccioli blu. Tanto unici da aver confermato la provenienza dell’opera trafugata negli anni 70 a Morgantina e venduta nel 1985 al Getty Museum da Maurice Templesmann, collezionista newyorchese che, a sua volta l’aveva acquistata da Robert Symes, già coinvolto nella vicenda della Dea di Morgantina.
Fu Serena Raffiotta, figlia di Silvio Raffiotta, uno dei primi magistrati in lotta contro l’archeomafia, a collegare i riccioli blu rimasti nel deposito museale con quelli del celebre reperto.
Nel 2016 anche la Testa di Ade è tornata ad Aidone. Collocati alle sue spalle, ci sono oggi gli acroliti raffiguranti Demetra e Kore.
La disposizione di Testa e Acroliti, la scelta delle vesti che ricoprono madre e figlia, la luce che ne illumina le rare estremità, i versi dell’Inno a Demetra di Callimaco, l’insieme tutto, è pura poesia.

Nell’attesa che altri tesori trafugati facciano ritorno – e se con quella di Ade ci fosse stata anche la testa di Kore? – facciamo un salto al santuario dove venivano adorati, andiamo a Morgantina.
Morgantina. Parco Archeologico e sito Unesco
Immaginate una grande città. Una città con viali, palazzi residenziali, bagni termali pubblici.
Morgantina, sito Unesco, è immensa e grandiosa. Un’intera giornata non basterebbe a dare un’occhiata superficiale agli innumerevoli siti che custodisce.
Scegliete il vostro percorso e il tipo di visita che preferite fare ma non mancate di attraversare i plateiai, i viali principali, appena sulla sinistra all’ingresso del parco archeologico, sino all’affaccio sulla grandiosa distesa verde che accoglie il teatro, il santuario centrale, il mercato, gli uffici pubblici, i granai, la fornace, la Casa del Capitello Dorico e quella del Ganimede sulla collina orientale.

Su quella occidentale la Casa della Cisterna ad Arco, delle Antefisse, dei Capitelli Tuscanici, delle Monete d’Oro, delle Botteghe, Casa Pappalardo e del Palmento.
In quella di Eupolemos fu trafugato un altro tesoro, gli argenti di Eupolemos, esposti al Metropolitan Museum of Art di New York e rientrati ad Aidone nel 2006, dopo un accordo col Met: un’esposizione alternata ogni quattro anni per quaranta anni. In cambio, ogni museo si impegna a prestare opere in sostituzione del prezioso servizio in argento del III secolo avanti Cristo, composto da sedici pezzi finemente cesellati, che continua ad attraversare l’oceano tra le critiche generali.

La Rocca di Cerere ad Enna e il Museo del Mito
Cicerone la chiamava <ombelico del mondo>. Ѐ Enna, la città siciliana che domina dall’alto la Sicilia cerealicola, antico granaio di Roma e centro nevralgico del Regnum Siciliae con il suo castello, detto di Lombardia, la torre ottagona di Federico II di Svevia, la chiesa madre voluta dalla regina Eleonora d’Angiò.
Sull’antica acropoli, all’interno dell’area sacra dove un tempo sorgeva il santuario dedicato a Demetra, all’ombra della celebre Rocca di Cerere, è stato inaugurato nel settembre 2020 il Museo del Mito, realizzato dalla start up culturale Sarteria.

Fuori silenzio, interrotto solo dal fruscio delle foglie di carrubbo e melograno (ci risiamo!), dentro moderni oculi e una sala immersiva con immagini suggestive e ipnotiche che ripercorrono la storia e il mito di Demetra e Kore.
Una video-narrazione resa speciale dalla voce narrante di Neri Marcorè e dalle immagini dell’artista siciliano Ligama.
Solo materiali riciclati e riciclabili per gli allestimenti e gli arredi dello spazio museale.
Madre terra e sua figlia Kore la fanciulla.
Dee antichissime.
Legano gli uomini alle loro radici.
Spiegano il mistero della fertilità.
La nascita dei frutti.
Spiegano la stessa creazione dell’Universo.
Museo del Mito – Enna

L’inizio di tutto. Pergusa
Non poteva che essere di origine tettonica e nato, 30.000 anni fa, a seguito del crollo di una porzione della crosta terrestre. Volete che il lago di Pergusa non abbia a che fare col mito?
La leggenda vuole che proprio qui, in un contesto bucolico di infinita bellezza, Ade apparì all’improvviso e rapì Kore.

Oggi il contesto bucolico resta e il lago di Pergusa mantiene le sue peculiarità paesaggistiche tanto da essere riserva naturale. Occorre aggiungere che è anche sede di un noto circuito automobilistico, l’autodromo di Pergusa.
Piccolo suggerimento: se volete raggiungere il lago, informatevi prima sulle attività dell’autodromo che ne potrebbero modificare le modalità di accesso.

Il mito è ciò che riaccade. Infinite volte. Il grano passa di mano alla Vergine
Torniamo a Kore e Ade. Torniamo a quando col suo carro lui rapisce lei e, dopo aver squarciato la terra, torna agli Inferi. Nel punto in cui la terra si apre nasce la fonte Ciane: siamo a Siracusa.
Qui, però, nella città in cui venne alla luce un santuario dedicato a Demetra durante i lavori di costruzione del santuario della Madonna delle Lacrime insieme a centinaia di statuette della dea oggi custodite in uno dei musei archeologici più belli, il Paolo Orsi, facciamo un viaggio diverso, un’improvvisa deviazione.

Non è forse il mito un racconto che cambia e si rigenera raccontando chi siamo e cosa siamo diventati?
A Demetra ci si affidava, in Demetra si credeva. Rappresentava l’essere donna, l’essere madre, madre della terra tutta.
Con lo scorrere dei secoli, il culto pagano dedicato alla Dea Madre, assai più antico e lontano nello spazio e nel tempo di Demetra greca e Cerere romana, potrebbe avere lasciato il posto in epoca cristiana ad una profonda venerazione per Maria, la Beata Vergine.
Non ne è forse la spiga un simbolo assai antico e ricorrente?
La spiga torna ad essere simbolo di un’altra santa che qui, a Siracusa, ha un posto speciale nel cuore dei siracusani, Santa Lucia, la santa patrona.
Con la spiga ricorre un altro simbolo, gli occhi. Rappresentano la luce, il dissiparsi delle tenebre, la vita che vince. Ed è a Dicembre che la Santa viene celebrata quando arriva il <giorno più corto>, il solstizio d’inverno, e la luce torna a crescere, e a vincere, in attesa di una nuova primavera. Vi dice qualcosa?
Santa Lucia a Siracusa. I luoghi
Il 13 dicembre il suo simulacro lascia la Cattedrale, in Ortigia, edificata su quello che un tempo fu il tempio dedicato ad Atena o Minerva. Con una solenne processione raggiunge la Basilica di Santa Lucia al Sepolcro alla Borgata, luogo del martirio nell’anno 304 e antico convento.
Il sepolcro è custodito nel vicino tempietto ottagonale. Tra basilica e sepolcro le catacombe.

Il simulacro lascerà il sito il 20 dicembre con un’altra processione caratterizzata da due tappe speciali, l’ospedale Umberto I e il santuario della Madonna delle Lacrime, prima di far ritorno ad Ortigia.
In piazza Duomo, a lato della Cattedrale, osservate la chiesa di Santa Lucia alla Badia, altro luogo di culto e devozione dagli splendidi pavimenti maiolicati e custode di un tesoro grande, il capolavoro del Caravaggio dedicato alla Santa, il Seppellimento di Santa Lucia.

E se capitate in Sicilia in occasione dei festeggiamenti in onore di Santa Lucia, approfittatene per provare un dolce della tradizione, la Cuccìa, a base di latte e…grano cotto.
Il mito siamo noi
Il viaggio non finisce qui, potrebbe fare giri infiniti e, nonostante ciò, restare in Sicilia.
Per il momento, se vi va un po’ di frutta, magari melagrana, compratevela da sole.
Lasciate perdere Ade. Chi ama non rapisce.
Ama la vita, la luce e la libertà.
Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe, sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.
– Alda Merini
Bellissimo questo viaggio virtuale tra la storia e la mitologia della tua Sicilia
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Grazie Luca. Sono felice ti piaccia.
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Grazie di questo “viaggio’ spesso ritorno in questi luoghi con lo stesso spirito, mi manca di visitare il museo del Mito spero di andarci al più presto.
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Ho pensato a voi del MAFRA – lei, Diego, la Vanaria – scoprendo questi luoghi. Li guardavo con una visione diversa, più ampia. Monete, antefisse, la melagrana, il maialino…avevano un sapore altro.
Il Museo del Mito vale la sosta. Splendida location, una video narrazione nuova e affascinante che d”altronde conoscete bene. Grazie Nino.
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Che bellissima descrizione accompagnata da foto che ne confermano la bellezza dei luoghi e del tuo articolo.
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Grazie sempre !
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Fantastico viaggio! C’è stato un periodo in cui mangiavo pane e Epica, e quello di Ade e Persefone era proprio il mio mito preferito! Ma come lasciate perdere Ade?! Io non avrei resistito ai suoi “riccioli blu” 😛 Post e posti salvati! 😉
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A morsi lo prendevi se ti conosco un po’! E i chicchi di melagrana glieli facevi passare dal naso!
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Articolo di rara bellezza. Complimenti all’autrice.
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Grazie di cuore ❤
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