Campania. Reggia di Portici, palazzo delle meraviglie lungo il Miglio d’Oro

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Reggia di Portici
Reggia di Portici. Stretta tra Vesuvio e Golfo di Napoli
 
Elegante, alta, slanciata. Bionda, occhi azzurri, una vera principessa tedesca.

A Napoli, Maria Amalia Cristina Francesca Saveria Flora Walburga arrivò a soli quattordici anni, nel 1738, ma la testa al suo re, Carlo di Borbone, sembra l’abbia fatta girare sin da subito e fino alla sua morte, ahimè, poco più che trentenne.
Si dice fosse colta, vivace ma anche lunatica e permalosa. Di certo amò arte e cultura e, insieme al marito, diede vita ad alcune tra le residenze più belle dei Borbone. Come la splendida Reggia di Caserta, quella di Capodimonte, la romantica Loggia del Fusaro e, destinazione odierna, la Reggia di Portici. 
 
Reggia di Portici
I tesori di Ercolano, Stabia e Pompei passarono da qui

Una tempesta decretò la sua nascita

Leggenda vuole che la coppia reale, a Portici, nei pressi di villa d’Elbeouf, ci sia capitata per caso, alla ricerca di un riparo durante una tempesta e che di questo tratto di costa, affacciato sul Golfo di Napoli, si innamorò a tal punto da volerci costruire la residenza estiva della famiglia reale borbonica.
Furono acquistate le aree verdi e le ville circostanti, come quelle del conte di Palena, del marchese Mascabruno e del principe di Santobuono e chiamati alla sua realizzazione i migliori ingegneri, architetti e decoratori.
A lavori ultimati, nel 1742, la Reggia di Portici divenne palazzo delle meraviglie e scrigno dei tesori che videro in quegli anni la luce con gli scavi a Pompei e Ercolano. La Reggia accolse reperti inestimabili con una delle raccolte più celebri, l’Herculanense Museum, inaugurato nel 1758 e sosta obbligata del Grand Tour.
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Carlo di Borbone secondo Blub, lo street artist. Foto web
 
Nel corso dei secoli, quei reperti hanno cambiato casa più volte ed oggi possono essere ammirati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. 
Anche la Reggia ha cambiato padroni di casa e destinazione d’uso. Oggi accoglie il Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II, nonché lo splendido complesso museale MUSA. Grazie a questa nuova veste, la Reggia di Portici continua a fare cultura e ad accogliere visitatori da tutto il mondo.
 
Reggia di Portici
Un luogo così speciale da far innamorare i Borbone

Musa. Complesso museale in divenire

L’atmosfera è quella di un’università: vivace, in continuo divenire.
Stretta a monte da un parco, un tempo dedicato alla caccia e da un orto botanico che è fiore all’occhiello e, lato mare, da splendidi giardini all’inglese con terrazze e viali, la Reggia è tagliata in due dall’antica strada delle Calabrie, la strada statale 18, odierna via dell’Università.
La si può visitare con percorsi dedicati, eventi a tema e visite guidate, a volte anche teatralizzate. Si ha modo così di immaginare di rivivere la reggia ai tempi di Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia: dalla creazione delle diverse sale al ricco ed opulento scalone monumentale e alla cappella reale, dai trompes l’oeil e gli arredi dell’appartamento reale alla trasformazione di una parte della Reggia in Herculanense Museum. 
 
Reggia di Portici
La Biblioteca
 
Oggi quel museo non c’è più ma è ancora possibile tornare agli anni in cui Ercolano e Pompei vennero alla luce, indagare su come gli scavi siano stati portati avanti, scoprire come si cercasse di ricreare con i reperti rinvenuti ambienti da domus romana, studiare gli ingegnosi metodi per srotolare i papiri carbonizzati. 
Una ricostruzione virtuale restituisce l’antico Teatro di Ercolano, una lanterna magica trasporta il visitatore ai fasti della corte, quadri retroilluminati riproducono gli affreschi di Pompei e suggeriscono, anche solo lontanamente, quanto belle e ricche dovessero essere allora le sale della Reggia.
 
Reggia di Portici
Una sorpresa dopo l’altra, la Sala Cinese, oggi aula magna
 
Esistono poi il Galoppatoio Reale, primo cavalcatoio coperto al mondo, la magnifica Biblioteca Storica, la Sala Cinese, oggi Aula Magna dell’Università e poi le collezioni entomologiche, quelle di meccanica agraria, il museo mineralogico.
 

Il Miglio d’Oro e Villa Campolieto

Villa Campolieto
Villa Campolieto
 
Carlo di Borbone volle la sua reggia a Portici, l’alta aristocrazia seguì lui e la sua corte. Lungo quella stessa via delle Calabrie e per un lungo tratto di costa, sorsero, una dopo l’altra 122 ville, le cosiddette Ville Vesuviane, tanto prestigiose e importanti da ribattezzare la strada su cui vennero edificate il Miglio d’Oro.
La vista sul mare da un lato e sul Vesuvio dall’altro resero unica la cornice in cui andò in scena tanta bellezza, architetti come Vanvitelli, Fuga, San Felice, Vaccaro fecero il resto.
Nei secoli, sfortunatamente, molte delle ville persero prestigio e furono abbandonate, alcune, nel recente passato, sono state recuperate e restaurate. 
 
Villa Campolieto
L’imponente scuderia del Gioffredo oggi coffee e book shop
 
Villa Campolieto ne è un esempio: acquisita nel 1977 dall’Ente per le Ville Vesuviane, oggi Fondazione, dopo 6 anni di restauro è tornata all’antica bellezza e alla pubblica fruizione. Voluta nel 1755 dal Principe Luzio De Sangro, Duca di Casacalenda, la residenza progettata inizialmente da Mario Gioffredo e successivamente affidata a Luigi Vanvitelli, fu completata da Carlo Vanvitelli nel 1775.
 
Pianta quadrata, cinque livelli, un portico ellittico che forma un belvedere coperto e si conclude con un magnifico affaccio sul mare. Imperdibile l’imponente scuderia ideata dal Gioffredo dove oggi c’è un simpatico caffè e un book shop, regale lo scalone d’ingresso, una più bella dell’altra le sale e i diversi ambienti visitabili: la stanza chiamata “Cannocchiale”, quella degli Specchi, il salone delle feste. Infine la sala da pranzo che Vanvitelli rese circolare e decorò come se fosse un gazebo ricoperto da viti. Entrandoci si ha l’impressione di vivere una bella giornata di sole in compagnia del De Sangro che gioca  a carte e del Vanvitelli che scruta il cielo con un monocolo.
 
Villa Campolieto
Contaminazioni. Le opere dalla collezione di Ernesto Esposito nelle sale di Villa Campolieto
 
 
Villa Campolieto, come Villa Favorita, Villa Ruggiero, delle Ginestre e tante altre, rivivono oggi grazie alla Fondazione Ente Ville Vesuviane che, proprio nel 2021, ha festeggiato il suo cinquantesimo anniversario con la trentaduesima edizione del Festival delle Ville Vesuviane, Progetto Settecento. Eventi, spettacoli, mostre in uno scenario unico al mondo.
 
Villa Campolieto
Riconoscete il Principe Luzio De Sangro e Vanvitelli?

 

9 commenti Aggiungi il tuo

  1. rchiarappa ha detto:

    Che bello Benedetta! Tra Pompei, Ercolano e il Miglio d’Oro hai fatto il giro che avevamo programmato due anni fa. Allora è saltato ma per il prossimo anno lo riprogrammiamo. 😉

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    1. dettabroad ha detto:

      In realtà sarei voluta rimanere un po’ più a lungo, c’è davvero tanto da scoprire in uno spazio davvero ridotto. Chissà che non ci si torni insieme!

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  2. Nemesys ha detto:

    Che meraviglia❣❣❣ è tu bravissima, una vera guida turistica 👏🥀

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    1. dettabroad ha detto:

      Grazie, grazie mille

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  3. Grazie Benedetta, non solo perchè ci racconti magistralmente i luoghi che visiti ma anche perchè ci fai viaggiare nella storia

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    1. dettabroad ha detto:

      Ma grazie a te, di cuore!

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  4. Che dinastia questi Borbone, eh! Oggi ci farebbero una serie stile Casa Vinello. Il Miglio d’Oro potrebbe essere di platino, se solo fosse valorizzato meglio! Ma piano piano qualcosa sta accadendo 😉
    Nell’ultimo affresco i due sembrano la coppia “niente saccio, niente aggio visto” 😛

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    1. dettabroad ha detto:

      Speriamo di sì Orsa. Tante residenze sono andate perse, altre sono state recuperate e sono molto belle. A me piace molto la contaminazione: luoghi con destinazione d’uso diverso che accolgono utenti diversi. Mi piacciono i luoghi che continuano a vivere anche se con vestitini nuovi…

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