Siamo a bordo del bus per Dambulla da ormai quasi cinque ore. Partiti stamattina da Colombo e certi di percorrere i 150 chilometri circa di strada in poco meno di tre ore, ci ritroviamo letteralmente “incastrati” su questo bus coloratissimo che viaggia a porte rigorosamente aperte.
A trovarlo ci ha aiutati l’autista di tuk tuk che ci ha portato alla stazione dall’albergo. Ci ha accompagnato fin sul bus, aiutandoci ad incastrare i bagagli – quattro zaini belli grossi – in barba a qualsiasi legge di fisica, prima a bordo del tuk tuk e poi sull’autobus.
Allegre tendine ai finestrini con minuscoli sonaglini appesi, musica a palla e sedili belli comodi. All’inizio pensi che sarà un viaggio facile e tutto sommato rapido. Sfortunatamente le strade in Sri Lanka sono davvero strette e incasinate. Lavori in corso, mezzi pesanti, sensi alternati…le tre ore sono diventate quattro e da quattro sono arrivate a cinque. Poco male direte…slow è bello.
Peccato che “slow” è bello se non hai un gomito in bocca di una ragazzina e un muro di gente che continua a salire ad ogni fermata sino a quando il bus diventa una vera e propria lattina di sardine e tu fai parte del gruppo.
In casi similari conosco un’unica soluzione che generalmente funziona: trasformarsi da sardina a sardina che sorride e magari scambiare due chiacchere (giusto due, almeno in cingalese) con chi ti sta attorno…tantissima gente giovane che si limita a sistemarsi alla meglio e senza lamentarsi affronta il viaggio. Chi sta in piedi affida borse e zainetti a chi sta seduto e di chilometro in chilometro si va.
Ripenso alla stessa gente che ieri ho conosciuto sul lungomare di Colombo, a due passi dal Parlamento, lungo il Galle Face Green. L’oceano selvaggio alla mia destra, tantissimi aquiloni sulla testa e, alla mia sinistra, venditori di palloncini colorati, tuk tuk, chioschi di frutta col peperoncino e gamberi fritti, ragazzi che giocano a cricket.
Sono stati due bambini con la divisa di scuola ancora addosso che mi hanno indicato la bellissima, incredibile ed indimenticabile tartaruga che faceva su e giù dall’acqua dell’oceano. Poi hanno voluto che facessi loro una foto. Sono simpatici, eleganti e ancora una volta sorridenti.
E tornata con la mente sul bus che va da cinque ore, quando finalmente i compagni di viaggio ti avvisano che stai per arrivare e la prossima fermata è la tua e ti rendi conto di essere al centro del mezzo strapieno con gli stessi quattro zaini belli grossi di prima e pensi che non riuscirai mai a guadagnare l’uscita, come per magia le sardine del gruppo riescono a fare scivolare te e gli zaini fuori dal bus…
Li saluti riconoscente dalla strada, fai ciao a John che era vicino a te e già non lo vedi più e ridi…come una sardina che sorride!