Avignone. Il ponte che non è ponte

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Il Palazzo dei Papi a Avignone ha un colore diverso al mattino presto. Austero, grandioso, immenso. I suoi archi e le sue torri sovrastano l’intera piazza. Ti siedi sui gradini esterni e stai lì ad osservarlo con calma. I bar sono ancora chiusi e i tavolini accatastati uno sull’altro. Si è tirata l’alba ieri notte.

Ad Avignone in estate c’è il festival e decine di saltimbanco, clown, prestigiatori e funamboli si esibiscono ad ogni angolo. Il manifesto del festival off è bello tanto quello ufficiale che prevede eventi anche all’interno del palazzo, nelle sale sfarzose ed eleganti dove il papa trasferitosi da Roma  vedeva passare cardinali, ambasciatori e pellegrini.

Mimi e menestrelli arrivano fino al ponte Saint Bénézet, il ponte sospeso, quello che non arriva all’altra sponda. Durante il festival è facile incontrare un cantastorie che ne racconta la leggenda. Si dice che nel 1177, un giovane pastorello di nome Bénézet udì la voce di un angelo che gli chiedeva di recarsi dal vescovo di Avignone perché gli facesse costruire un ponte sul fiume. Il vescovo non gli diede retta e se ne prese gioco e allora il pastorello sollevò da terra un enorme blocco di marmo con le braccia esili e fu quella la prima pietra con cui il vescovo si decise a costruire il ponte.

Poi il Rodano, parecchio tempo dopo, è passato e se l’è portato via a più riprese. Oggi è famoso perché “ponte a metà”. Il ponte che non è ponte si ferma al centro del fiume ed offre una vista mozzafiato sul Rodano e il Palazzo dei Papi.

La leggenda racconta anche che la pietra originaria sia rimasta lì, nel cuore della struttura portante, forse dove sono incise le parole della canzone che a Avignone tutti conoscono e tutti cantano “Sur le pont d’Avignon, on y danse on y danse” anche al mattino presto, davanti al palazzo dei papi, sulla piazza deserta, sotto gli archi e le torri.

 

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