Ogni anno, il 24 maggio, Sara la Nera viene portata in processione sino al mare accompagnata da gitani e nomadi che raggiungono Saintes Maries de la Mer per onorare la statua nera. Raggiungono la battigia e portano Sara sin dentro al mare. Arrivano a piedi, in carrozza, in sella a cavalli bianchi e grigi. Sono centinaia. Si accampano per giorni nelle distese infinite di sabbia della Camargue.
La Camargue è sale e vento. Stagni e canneti che ospitano migliaia di fenicotteri rosa. 80.000 ettari di risaie, saline e acquitrini che puoi attraversare in bici o a cavallo superando le “cabanes”, le antiche cascine dei butteri francesi con il tetto di giunchi e il lato a nord ovest arrotondato per resistere al mistral, il vento di Provenza.
Ci sono tante leggende su Sara. Quella che a me piace di più racconta che la donna arrivò sulle spiagge della Camargue a bordo di una zattera con Maria Salomé e Maria Jacobé, le Maria che hanno dato il nome al piccolo villaggio sul delta del Rodano. Sara aveva la pelle scura e la tradizione vuole che fosse solo la serva di una delle due Maria. E così, delle tre, il popolo Rom ha scelto proprio lei.
Quando la festa finisce, Sara ritorna nella chiesa di Saintes Maries de la Mer, immersa tra le casine bianco-calce del paese.
Ho girovagato tra quelle casine in una assolata giornata di inizio giugno sentendo ancora i violini e le chitarre di canti e di balli, ed il fruscio delle ampie gonne colorate delle gitane dal volto ambrato. Poi, per caso, ho seguito una coppia di donne con le borse cariche di spesa e mi sono ritrovata in un giardino, che con difficoltà definirei un bar, senza insegna e per lo più nascosto dove, tra panni stesi e tavolini di plastica, gente del posto faceva una sosta bevendo birra ghiacciata e pastis.
Ha un sapore strano Saintes Maries de la Mer. Sa di selvaggio, come la foce del Rodano che risali a bordo di piccole imbarcazioni. Riesci a vedere tori solitari che pascolano tranquilli.
In Camargue, ad Arles, ci sono le “courses camarguaises”, un tipo di corrida speciale perché non violenta. Nessuno si fa male, toro compreso. Anche lo scenario è speciale: un’arena romana che ricorda il Colosseo, vicina Place du Forum. Qui la sera i café prendono vita fino a notte fonda e ti ritrovi in un quadro di Van Gogh con i muri incredibilmente gialli ed il cielo incredibilmente blu.
E sotto quel cielo tutto francese ripensi a Sara la Nera, protettrice di tutti gli zingari e nomadi del mondo, e quindi anche un po’ la mia. La vedi in processione scortata da fieri butteri a cavallo, ricoperta con i bigliettini delle suppliche che i fedeli hanno poggiato sulla statua durante la notte precedente. Quando la statua raggiunge l’acqua, i bigliettini si affidano al mare e scompaiono tra le onde.
Brevi pennellate che raccontano emozioni, atmosfera e cuore della Camargue. Davveero molto piacevole la lettura.
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Ti ringrazio. Della Camargue ho amato profumi e colori, ma occorre tornare. Troppo poco il tempo a disposizione
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